venerdì 23 dicembre 2011

Buchi neri auscultati

Le analogie nelle attività di divulgazione scientifica sono il pane quotidiano, e sono per altro pronto ad ammettere che spesso se ne abusa magari cercando più l'immagine ad effetto che la corretta comunicazione.

Rimane però anche vero che, certamente con un po' di fantasia, tutto questo possa essere un potente mezzo per divulgare il fascino di risultati scientifici che altrimenti potrebbero apparire relativamente aridi agli occhi di un pubblico non specialista.

Di recente infatti, un gruppo di scienziati internazionali, fra i quali i nostri, nel senso di INAF/Brera. mi si perdoni il brera-centrismo, Tomaso Belloni, Holger Stiele, Sara Motta e Teo Muñoz-Darias, hanno studiato le emissioni da parte di una sorgente denominata IGR J17091-3624. 


Il nome, riconosciamolo, non è certamente di quelli che attirano flotte di appassionati, migliore effetto farà sicuramente sapere che si tratta di uno di quei sistemi in cui una stella cede massa ad un oggetto compagno che gli orbita vicino, nel nostro caso un buco nero. Questo tipo di configurazione è abbastanza comune nelle sorgenti di alta energia, e questi sistemi possono essere notevolmente brillanti come anche dare luogo a variazioni di intensità su molte scale temporali.


Ed è proprio studiando queste variazioni che è possibile ottenere una grande quantità di informazioni fisiche sul sistema. In un certo senso, è qui è l'analogia un po' suggestiva, ascoltando "il battito del buco nero"!

Infatti studiando la ritmicità con cui il flusso di materia dalla stella compagna cade sul buco nero è anche possibile ottenere una stima della massa dello stesso, una misura sempre fondamentale e mai semplice. Nel caso specifico, con un certo grado di sorpresa da parte degli scienziati coinvolti, si è trovata una massa relativamente piccola: circa 3 volte quella del nostro Sole. Si pensi che la sola altra sorgente nota di questa categoria che mostra un comportamento simile, GRS 1915+105, altro bel nome, si calcola alberghi un buco nero di una quindicina di masse solari.

Se volete saperne di più abbiamo una press-release dell'INAF e ai siti delle press-release della NASA e del Goddard Space Flight Center trovate anche dell'interessante materiale multi-mediale fra cui, appunto, una registrazione del "battito" del buco nero!


In ultimo, naturalmente, un augurio di Buon Natale a tutti quanti!

venerdì 16 dicembre 2011

Questione di punti di vista

Anche in astrofisica.

E l'argomento, tanto per cambiare, è quello dei "lampi di luce gamma", alias gamma-ray bursts.

Quando sentite parlare di questi fenomeni, sia a livello divulgativo che più specialistico, è facile sentirsi ripetere che i GRB sono il fenomeno più energetico noto nell'universo, e qualcuno aggiunge anche, con ovvia enfasi, "dopo il big-bang". 

A parte l'assonanza con una recente canzone di una nota pop-star... effettivamente i GRB sono fenomeni impressionanti. Imprevedibili per direzione di provenienza, luminosità, durata, ecc. possono per brevi istanti dominare l'intero cielo ad alte energie.

Tuttavia, sebbene certamente si tratta di fenomeni di grande rilevanza energetica, non è detto che le cose siano veramente come di appaiono. Questo vale sempre, in generale, ma vale con particolare rilevanza quando la relatività gioca un ruolo importante. E per i GRB questo è decisamente il caso.

Il punto è che qualunque sia la luminosità intrinseca di una sorgente, se questa è in moto relativistico, ovvero a velocità vicine a quella della luce, verso  di noi, l'osservatore la vedrà molto più luminosa del reale perché, semplificando un po' la questione, è come se gran parte della luce emessa dal nostro oggetto fosse incanalata in uno stretto cono nella direzione del suo moto.
E' un po' come se una lampadina invece di emettere luce in tutte le direzioni potesse in qualche modo incanalarne la gran parte in un piccolo angolo e, quindi, giudicato da un'osservatore lontano, molto più brillante del reale. 

Ciò detto questo è certamente ciò che accade ai GRB, caratterizzati come sono da moti ultra-relativistici. Un gruppo di ricercatori guidati da Giancarlo Ghirlanda, dell'INAF/Brera, ha provato a seguire questa idea in maggiore dettaglio arrivando a risultati effettivamente sorprendenti. Non solo i GRB, se fossero osservati "a cavalcioni" del fenomeno, sono molto meno luminosi di quanto si potrebbe immaginare. In realtà sembrerebbero anche essere intrinsecamente molto omogenei, con pressoché la stessa luminosità e caratteristiche spettrali. Qui potete trovare la press-realease dell'INAF con maggiori dettagli.

Il risultato è senz'altro da verificare con studi più ampi coinvolgenti, per esempio un maggior numero di eventi. Se confermato però, questo lavoro avrebbe tutte le caratteristiche per chiarire molti dei punti ancora oscuri della fisica dei GRB e potenzialmente rafforzare l'ipotesi del loro possibile utilizzo come indicatori di distanza per l'universo lontano con ricadute di enorme importanza.


giovedì 8 dicembre 2011

Un osservatorio benemerito

Effettivamente c'è poco di più internazionale e "globale" della ricerca scientifica di base. Confini e nazionalità sono abbastanza irrilevanti, e non è solo un modo di dire più o meno scenografico.

Rimane comunque vero che un istituto scientifico debba il più possibile curare anche il contesto sociale in cui sorge. E' un argomento non banale, e complesso. Sebbene non ci siano dubbi che il tempo speso in attività di tipo divulgativo o culturale in genere sia sempre tempo speso bene.

Inoltre, nel caso dell'Osservatorio Astromico di Brera, c'è anche il fatto di vedere le proprie attività distribuite su due sedi geograficamente abbastanza distanti: Milano e Merate. Una grande città industriale, ed un operoso centro brianzolo ancora immerso nel verde. C'è quindi da sperare che l'osservatorio, oltre che condurre ricerca scientifica della qualità necessaria, sappia anche essere una presenza reale nelle comunità in cui sorge.

La decisione del Comune di Merate di attribuire all'Osservatorio una delle benemerenze civiche attribuite annualmente è probabilmente un segnale positivo in questo senso, così come la motivazione assolutamente lusinghiera: "Per l'attività di alto valore scientifico quotidianamente svolto, per l'impegno profuso e gli eccellenti e straordinari vertici della ricerca raggiunti e da raggiungere da ognuno dei ricercatori di ieri e di oggi. Baluardo della Scienza che irradia sapere al mondo ed ai meratesi, sempre più protagonista della vita culturale della Città"

Certo... innegabilmente il testo trasuda un po' di retorica, ma mi piace pensare che l'apprezzamento per il proprio lavoro da parte di un'amministrazione comunale possa essere un segnale positivo in questa nostro Paese così talvolta segnato da una volgarità dozzinale ben oltre i limiti dell'accettabile.

Un resoconto della cerimonia è disponibile al ben fatto sito di "Merate Online".

giovedì 1 dicembre 2011

Lampi di Natale

Cosa accade se un piccolo corpo, una cometa o un asteroide, cade su un oggetto compatto come una stella di neutroni?

il 25 dicembre 2010, Natale di un anno fa, il satellite Swift rivelò infatti quello che a prima vista sembrava uno dei tanti lampi di luce gamma, o gamma-ray burst (GRB) a cui la missione è dedicata.
Tuttavia fin da subito si intuì che c'erano diversi aspetti inusuali in quel burst, e nonostante la giornata natalizia si cominciò subito tutta la serie di operazioni che normalmente accompagnano questi eventi e che rappresentano uno degli aspetti più interessanti della storia di questa autentica avventura intellettuale che è la missione Swift per gli scienziati coinvolti.

Fra queste, naturalmente, l'organizzarono delle successive osservazioni con Swift ma anche da strumenti da terra, come per esempio il Telescopio Nazionale Galileo, situato sull'isola di La Palma nell'arcipelago delle Canarie. In questa attività un ruolo centrale fu giocato fin da subito da Sergio Campana, brillante collega dell'INAF / Osservatorio Astronomico di Brera, che insieme ad un team di scienziati italiani e stranieri ha proposto un'affascinante spiegazione per questo "strano" lampo di radiazione di alta energia.

C'erano infatti molti aspetti di non facile interpretazione nei dati che mano a mano venivano raccolti. Per esempio delle ripetute variazioni di flusso mai osservate prima sembravano suggerire una certa periodicità nell'evento, con però una progressiva diminuzione in intensità. L'idea che lentamente cominciò ad emergere è che in questo caso Swift non avesse osservato un GRB a distanze cosmologiche, ma al contrario stavamo assistendo al risultato, per certi versi drammatico, della caduta di un piccolo asteroide o un oggetto simile, su una stella di neutroni nella nostra Galassia. Il residuo estremamente compatto, una decina di km di diametro con massa comparabile a quella del nostro Sole, dell'esplosione di una supernova

Esce oggi, primo dicembre, pubblicato sulla rivista Nature, il resoconto completo di questa eccitante scoperta e qui possiamo trovare il comunicato stampa dell'INAF con i commenti direttamente da Sergio Campana. Un risultato di primissimo valore a suggello dei 7 anni di attività della straordinaria missione Swift!




giovedì 24 novembre 2011

Il rondone vola

Più correttamente rimane in orbita. E perfettamente operativo. 

Il rondone, ne abbiamo già parlato, è il satellite Swift, ovvero, in inglese, rapido, veloce o, appunto, rondone. E' una missione scientifica con lo scopo primario di studiare i lampi di luce gamma, o gamma-ray bursts, ma non solo. 

Oggi e domani, a Milano presso l'INAF-IASF in via Bassini, la comunità italiana si riunisce e fa il punto dei 7 eccezionali anni della missione dal lancio il 24 novembre 2004. E, incrociando le dita, pianifica i successivi!


sabato 19 novembre 2011

ESO - ELT e crisi economica

Abbasso le sigle dirà qualcuno, e non certo con tutti i torti.

ESO infatti sta per "European Southern Observatory", Osservatorio Europeo dell'Emisfero Sud. Si tratta di una grande organizzazione multi-nazionale, principalmente europea, ma non solo, alla quale l'Italia aderisce dai primi anni '80 e che si propone di permettere agli scienziati del consorzio di poter accedere a strumenti all'avanguardia della tecnica per compiere ricerche astronomiche. L'ESO, come il forse più noto CERN, che si occupa di fisica delle particelle, è parte di quelle iniziative scaturite in seguito al sogno europeista degli statisti degli anni '50 e '60.
Ed in un certo senso è un sogno diventato realtà, con la scienza europea opportunamente organizzatasi in maniera da condividere gli sforzi capace di raggiungere vette assolute di eccellenza. Tornando allo scenario astronomico, a noi più congeniale, la straordinaria avventura umana e tecnologica che ha portato alla progettazione, costruzione, e operatività del VLT, il famoso complesso di 4 telescopi da 8 metri circa di specchio ciascuno, tuttora il più avanzato e potente osservatorio astronomico del pianeta, è un esempio dei risultati eccellenti di questa collaborazione.
Un altro esempio, probabilmente non ancora molto noto al grande pubblico in quanto proprio agli inizi della sua fase di operatività, è costituito dalla rete di telescopi per osservare alle lunghezze d'onda del millimetrico ALMA

Naturalmente però un'organizzazione di questo genere è pensata e strutturata per perseguire sempre ideali di innovazione, e mentre il VLT entra nella sua fase di maturità ed ALMA comincia a funzionare, è il momento di porre le basi per lo sviluppo futuro. Un ambizioso progetto dell'ESO è infatti già in fase molto avanzata di studio ed è all'inizio della fase costruttiva vera e propria, per arrivare all'operatività, diciamo, nel decennio che parte con il 2020. Si tratta dell'ELT, acronimo effettivamente un po' banale che significa niente di meno che "Extremely Large Telescope", Telescopio Estremamente Grande... il nome non è certo però malpensato: sarà un telescopio con uno specchio primario di dimensione effettiva dell'ordine di 40m!
Non ci si faccia comunque spaventare dall'orizzonte temporale, il lancio di un satellite o ogni altra avventura tecnologica su grande scala richiede anni di lavoro e preparazione, e potete immaginare quanto la scienza europea potrà crescere quando avrà a disposizione uno strumento del genere, e in tempi molto più brevi quando l'industria europea ne godrà dovendo partecipare alla costruzione di questa meraviglia tecnologica.

In realtà l'aspetto finanziario dell'impresa non è affatto secondario, al contrario le competenze che l'industria europea potrà e dovrà sviluppare in campi come la meccanica di precisione, l'elettronica, l'informatica, l'ottica, ecc. sono impressionanti e tali da permettere alle aziende coinvolte di competere nel mercato globale partendo da una posizione di grande vantaggio. Si pensi, i temi economici nostro malgrado sono diventati pane quotidiano, che si tratta di un'attività industriale ad alta tecnologia e quindi meno soggetta alla competizione di paesi con bassi costi di produzione e di conseguenza capace di generare un'elevata redditività come anche un potente effetto volano sull'indotto circostante. 

C'è un problema però. L'Italia allo stato attuale della situazione non parteciperà a questa impresa, e per la prima volta in trent'anni di successi dell'ESO, il nostro Paese dovrà mettersi alla finestra. 

Quello che accade è che naturalmente la partecipazione a questa impresa tecnologico/scientifica non è gratuita, richiede diversi investimenti da parte dei paesi partecipanti, e questi investimenti sono grossomodo proporzionali all'importanza economica del paese nel consorzio o, semplificando, in pratica al famigerato PIL, prodotto interno lordo.
L'Italia, come è noto, è un'economia rilevante e, per farla breve, per partecipare alla fase iniziale del progetto il nostro Paese dovrebbe investire circa 50 milioni di €. Una cifra senz'altro rilevante, senza dubbio. 
Ma a quanto pare così non sarà, e per ragioni ovviamente legate alla necessità di contenere la spesa pubblica, altro argomento ben noto, anche questi investimenti sono caduti sotto la voce delle spese eliminabili.

La questione del bilancio dello Stato va ben oltre naturalmente la partecipazione dell'Italia a questa o quest'altra impresa tecnologica, e certamente si tratta di un argomento che, come tutti quelli specialistici, dovrebbe essere trattato da persone con competenze specifiche e conoscenza dettagliata.

Quello che però possiamo rilevare è che questo genere di economie sulle spese dello Stato appaiono essere molto probabilmente un pessimo affare. Sia sulla base di esperienze precedenti, come la costruzione del VLT, che da analisi delle industrie del settore, la partecipazione italiana al progetto garantirebbe un ritorno in commesse industriali al nostro Paese di almeno altrettanto quanto investito, e possibilmente come è accaduto in passato, anche del doppio. 

E' comprensibile allora come organizzazioni che non hanno nulla a che fare con la ricerca scientifica di base propriamente detta, come Confindustria, si siano mosse per salvaguardare questi investimenti strategici proprio per la loro natura di generare un indotto preziosissimo per un Paese caratterizzato da un paio di decenni di crescita economica asfittica. Riporto a titolo d'esempio un vecchio articolo del Sole 24, risalente al gennaio 2009, dove si commentava quanto questo tipo di avventure scientifiche siano ricche di ricadute economiche di valore. 

Rimane solo da sperare che, per la scienza, prima di tutto, ma almeno per l'economia se proprio l'estetica della scienza non ci scalda in tempi di crisi, la nuova compagine governativa possa opportunamente riconsiderare questo suicidio culturale ed industriale.


A cosa serve la scienza?

o l'astronomia in particolare?

A tutto, e a niente. Dipende un po' dal contesto in cui ci si mette. Ricordo, a questo proposito, una discussione di alcuni anni fa con un collega, Gabriele Ghisellini. Entrambi concordavamo sul fatto che è verissimo che la ricerca scientifica, anche e soprattutto di base, produce innovazione tecnologica e sul lungo termine competitività industriale, ovvero redditi. Ma anche senza tutto questo, e ne parliamo fra breve, la ricerca produce comunque un bene prezioso ed insostituibile: la conoscenza. 
So benissimo che in epoca di veline e soldi facili, perdonate la banalità della citazione, il tutto possa apparire anacronistico. Ma in realtà la grande presenza di pubblico che tutti coloro che si dedicano alla divulgazione sperimentano, ci dice che esiste una richiesta ampia e variegata di conoscenza. Un grande pubblico di persone che desiderano conoscere e capire, e che condividono con chi fa della ricerca la sua professione, il gusto quasi estetico dell'esplorazione e della domanda costruttiva.

Un desiderio senza dubbio da supportare.




venerdì 11 novembre 2011

Piccoli telescopi crescono

O meglio, crescono i risultati scientifici ottenuti tramite questi strumenti.

Il primo di questi piccoli telescopi si chiama REM, e non ha nulla a che fare con il gruppo pop che, ahimè, si è appena sciolto. L'acronimo sta per "Rapid Eye Mount" ed è un gioco di parole per ricordare la principale caratteristica di questo telescopio da 60cm di diametro: la capacità di puntare rapidamente qualunque oggetto in cielo in maniera del tutto automatica. Se volete, con un po' di fantasia, può ricordare il movimento degli occhi durante il sonno in fase rem.

Ne parleremo ampiamente in un'altra occasione, ma REM è un piccolo autentico gioiello tecnologico di progetto italiano ed è a tutti gli effetti un propotipo di una nuova generazione di telescopi pensati e sviluppati come un unico complesso hardware/software capaci di operare in maniera totalmente robotica. In aggiunta REM è situato nello straordinario sito dell'ESO di La Silla, in Cile. Quindi a migliaia di chilometri dagli astronomi che lo gestiscono ed è di conseguenza dotato di ampia autonomia e capacità di autodiagnostica.

Oltre a molti risultati scientifici nella scienza del lampi di luce gamma (GRB), principale obiettivo scientifico del progetto, REM è molto attivo in vari altri filoni di ricerca, e recentemente un team di scienziati fra cui il collega di INAF/Brera Paolo D'Avanzo, ha pubblicato un importante lavoro riportante osservazioni che permettono di gettare nuova luce sui complessi fenomeni di accrescimento di materia su buchi neri. Qui potete trovare la rassegna stampa pubblicata dall'INAF con vari commenti degli astronomi coinvolti.

Se un telescopio da 60cm vi non vi sembra abbastanza piccolo, allora vi piacerà anche di più quello che è stato fatto con un telescopio da nemmeno 30cm, sebbene, lo ammettiamo, posto in una località osservativa di assoluta eccezione... lo spazio!

Stiamo parlando di UVOT, il telescopio ottico/ultravioletto montato a bordo del satellite trinazionale (USA-UK-Italia) Swift. Anche Swift è stato sviluppato principalmente per lo studio dei GRB, e come per REM però da contributi preziosi in molti altri settori della moderna astrofisica. In questo caso per altro si tratta di un'osservazione molto particolare.

Un gruppo di scienziati, guidati dal nostro collega di Brera Sergio Campana, ha puntato il satellite Swift verso l'asteroide 2005 YU55, noto al grande pubblico per essere transitato in questi giorni nelle vicinanze del nostro pianeta. Grazie anche alle osservazioni di UVOT la conoscenza di questi elusivi compagni di viaggio della Terra nel sistema solare potrà essere sostanzialmente migliorata. Qui abbiamo il comunicato stampa INAF e qui quello della NASA.


lunedì 7 novembre 2011

Criteri premiali nella scienza

Il titolo di questo post è un po' criptico, lo ammetto, e apparentemente foriero di un lungo e noioso intervento su questioni tecniche fra scienziati.

In realtà spero proprio di no!

Quello di cui invece volevo parlare è di uno di quegli eventi che sarebbe bene poter conoscere più ampiamente e che mostrano l'alto livello che la ricerca di base italiana ha raggiunto in realtà ormai da molti anni. A dire il vero esistono statistiche e studi che non lasciano certo dubbi a riguardo, magari un giorno ne parleremo. Pare però che la conoscenza di quanto la ricerca di base italiana sia uno dei punti di assoluta eccellenza nello scenario generale del paese sia progressivamente meno nota tanto più si sale nella scala gerarchica delle autorità nazionali. Con alcune lodevoli eccezioni, per fortuna.

Ma torniamo a noi.

A differenza di una diffusa opinione, ormai da qualche decennio, le modalità di finanziamento per la ricerca di base sono pressoché tutte di tipo premiale. Vale a dire che, periodicamente, di solito una volta l'anno, i ricercatori sono invitati a preparare dei programmi di ricerca creando dei gruppi più o meno ampi, e questi programmi sono poi sottoposti ad una valutazione da parte di altri scienziati, ed infine una classifica è stilata ed i finanziamenti sono dati ai primi classificati fino al termine delle disponibilità. Il processo, naturalmente, ha diversi punti che sarebbero meritori di discussione ma, nel complesso, funziona abbastanza bene. Il tempo necessario per la stesura di una domanda competitiva è veramente molto, tuttavia è probabilmente vero che questo sforzo poi genera idee, iniziative, ecc.
Casomai il problema è l'entità dei finanziamenti disponibili. Nel corso dell'ultimo decennio sono sempre andati diminuendo, ed ora il bando principale per gli astronomi dell'INAF, il cosiddetto PRIN (Programmi di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale), consta di 7-800mila euro per anno per un bacino potenziale di un migliaio di scienziati. Apparentemente sembrano grandi cifre, e certamente lo sono se pesate su scala personale, ma si pensi che rispetto anche al bilancio di un piccolo comune italiano sono autentici spiccioli, e che analoghi bandi di altri paesi europei a noi omologhi, rispetto al numero di scienziati coinvolti, sono da due a quattro volte superiori.
Per fortuna esistono anche altre fonti di finanziamento, tutte premiali. per progetti legati allo spazio esistono finanziamenti da parte dell'ASI, Agenzia Spaziale Italiana, e di importanza sempre crescente per la loro entità, finanziamenti provenienti dall'Unione Europea.

Anche in questo caso il meccanismo è sostanzialmente analogo, sempre di tipo premiale tramite un progetto di ricerca e più livelli di valutazione. Ovviamente però la competizione è molto più accanita, visto che ci si trova a dover competere con scienziati di tutta Europa. E' quindi con legittimo orgoglio che segnalo come pochi giorni fa un collega dell'Osservatorio Astronomico di Brera, Luigi Guzzo, ha ottenuto un cospicuo finanziamento, circa 1.7 milioni di euro per la durata di cinque anni, per la costituzione di un gruppo di ricerca con lo scopo scientifico di studiare, in generale, le problematiche legate all'energia oscura. Qui potete sentire la sua intervista sul sito media INF.

Naturalmente il merito è solo di Gigi, ma rimane comunque vero che la presenza nel contesto dell'Istituto Nazionale di AstroFisica (INAF), di eccellenze riconosciute come quelle rappresentate dal nostro collega, è un chiaro sintomo di quale ricchezza intellettuale sia presente nei nostri istituti di ricerca e di quanto questa potrebbe essere preziosa per la nostra economia una maggiore valorizzazione di queste conoscenze.

Un tema complesso ed interessante su cui torneremo in futuro.


lunedì 31 ottobre 2011

Come si valuta la scienza?

Vi dico subito che è un problema quantomai annoso, sebbene esistono criteri condivisi abbastanza efficaci.

Il problema, comunque, di valutare quanto è di valore la produzione scientifica di un ricercatore è in ogni caso di difficile soluzione, più semplice diventa invece valutare la produttività di gruppi di ricerca, istituti, insomma di organizzazioni con più scienziati.
Il motivo è che mentre per ogni scienziato ci sono tipologie di lavoro e di ricerca del tutto personali e spesso non facilmente valutabili, non appena si mettono insieme più persone in un certo senso queste peculiarità tendono a mediarsi ed il risultato diventa più affidabile.

Il metodo principe per capire quanto è di valore l'attività di uno scienziato è quello della misura delle sue pubblicazioni, ovvero quegli scritti dove si presentano alla comunità scientifica i risultati del proprio lavoro. In passato questa misura richiedeva parecchio tempo per poter controllare le varie riviste scientifiche, oggi la si può compiere in pochi istanti con alcuni dei vari servizi disponibili su internet che riportano, con buona affidabilità, pressoché tutte le pubblicazioni presentate dagli scienziati di vari settori nel corso degli anni. Per gli astronomi il servizio di gran lunga più utilizzato è il NASA Astrophysics Data System. L'utilizzo è semplice, basta scrivere nell'apposita casella il cognome seguito da una virgola e poi dall'iniziale del vostro astronomo preferito, ed il gioco è fatto.

Almeno in apparenza.

Il fatto è che questi strumenti richiedono però di conoscere un po' la tipologia delle varie pubblicazioni, e comunque il numero di pubblicazioni in assoluto è un indicatore non del tutto affidabile della produttività di un ricercatore.
Una prima grande distinzione richiede di separare i lavori pubblicati su riviste con "referee" e lavori senza questo passaggio. Il "referaggio", come si usa dire con un orrendo neologismo anglofilo, è una delle più fondamentali procedure che distinguono il mondo della ricerca scientifica da altri contesti. Si basa sul cosiddetto "peer review" anonimo. "Peer review" significa, essenzialmente, "valutazione da parte di tuoi pari". Ed il tutto in pratica vuol dire che qualunque scienziato che sottopone un proprio lavoro ad una rivista scientifica, in inglese si parla di "submission", accetta che il comitato editoriale della rivista che ha scelto, ce ne sono molte infatti, mandi il lavoro ad uno o più scienziati del settore che, coperti dall'anonimato, valutano il lavoro proposto. Normalmente ci sono alcune interazioni fra i revisori e gli autori, e se il processo è condotto con professionalità la qualità dei lavori pubblicati ne guadagna in maniera rilevante. Accade anche che talvolta il lavoro venga giudicato non all'altezza della pubblicazione e gli autori in quel caso devono riscriverlo e migliorarlo o, se ritengono di avere subito una valutazione ingiusta, magari chiedere un'ulteriore valutazione o cambiare rivista. Al di là comunque di questioni abbastanza tecniche, per conoscere il solo numero di pubblicazioni con referee bisogna scorrere la pagina dell'ADS e selezionare l'opzione corrispondente.

Ovviamente non è che pubblicazioni non "referate" siano necessariamente scadenti. Anzi. In questa categoria per esempio spesso ci sono atti di congressi, brevi comunicazioni di scoperta di eventi, ecc. Tuttavia queste pubblicazioni in genere accompagnano, non sostituiscono, le pubblicazioni vere e proprie nel corso dell'attività scientifica di uno scienziato.

Detto tutto questo però il lavoro non è ancora completo, se mai lo può essere. Senza dubbio la quantità di pubblicazioni è un buon indice di produttività. Ma come fare a decidere, per esempio, se le pubblicazioni, magari molte, sono però per così dire settoriali o comunque poco rilevanti? In linea di principio, per esempio, si potrebbe persino pensare a scienziati che preferiscono pubblicare pochi lavori ma di grande spessore ed altri che invece puntano alla quantità a scapito della qualità. La questione presentata così è decisamente troppo schematica, ma il concetto è chiaro.

Un modo per comprendere quanto il lavoro di uno scienziato è influente sui colleghi è quello di contare le citazioni che un lavoro, o tutti i lavori, hanno ottenuto. Nei lavori scientifici ogni qualvolta si fa riferimento ad un concetto non immediatamente conseguente a ciò che si mostra in quel lavoro, è necessario citare il lavoro nel quale il determinato concetto, idea, ecc. è stato riportato. E' quindi chiaro che tanto più il lavoro di un ricercatore risulta importante tanto più i colleghi faranno riferimento ai suoi lavori, citandolo spesso. Ancora una volta con l'ADS è facile ottenere questa informazione sempre cercando nella pagina iniziale il pulsante che permette di avere il risultato in ordine di numero di citazioni (sorted by citation count).

Tuttavia, sebbene tutti questi parametri sono importanti, ancora ci sarebbero delle varianti da tenere in conto.
Quello che accade è che è sempre possibile che uno scienziato produca lavori che verranno compresi ed apprezzati magari solo molti anni dopo, oppure ci sono altri scienziati più impegnati nello sviluppo di strumentazione, i cosiddetti "tecnologi", preziose figure intellettuali che però più che produrre articoli scientifici producono "oggetti", hardware e software, che vanno a formare le nuove strumentazioni scientifiche e così via. Tipologie di ricerca che, ingiustamente, sono penalizzate dalla semplice conta dei lavori.

Inoltre un problema sempre presente in tutti questi indicatori è che si privilegiano i ricercatori più anziani rispetto a quelli giovani. Il punto è che molti di questi indicatori sono cumulativi. Il numero di articoli totali, quelli con referee, il numero di citazione, ecc. possono solo aumentare con gli anni di lavoro. E quindi i ricercatori giovani risultano svantaggiati. Allo scopo di almeno parzialmente compensare questo problema si possono escogitare molte possibili soluzioni. Per esempio si possono considerare il numero di citazioni diviso il numero di lavori, ovvero valutare quanto in media la nostra produzione è qualitativa. Tuttavia, ed ormai stiamo decisamente cominciando a comprendere quanto la faccenda sia oggettivamente complicata, ci sono ancora altri fattori in gioco. Ad esempio, un ricercatore può scrivere articoli da solo o con pochi autori, un altro può lavorare in grandi collaborazioni con decine o anche centinaia di colleghi. E' del tutto probabile che il secondo pubblicherà molto di più del primo, ma non è detto che questo rifletta una differenza qualitativa. Oltretutto ci sono in gioco anche sottili questioni sociologiche. Un articolo con molti autori sarà probabilmente citato più spesso in quanto ognuno di questi autori, scrivendo altri articoli, potrà avere l'opportunità di citare i propri lavori.
Oppure potremmo avere il caso di uno scienziato che dopo magari lavori di grande spessore abbia, per così dire, smesso di lavorare con impegno, magari perché già all'apice della carriera accademica. Ed allora dovremmo magari valutare la produttività totale, ma anche degli ultimi 5 o 1o anni, per esempio.

Tutto questo, in realtà, non significa che sia quindi inutile cercare di valutare gli scienziati. Piuttosto il contrario. Quello che invece deve essere ben compreso è che mentre tutti i parametri che abbiamo brevemente descritto, e molti altri su cui non ci siamo soffermati, sono validi e da prendere in considerazione. Solamente, il come considerare tutti questi parametri va valutato con attenzione, tenendo conto delle tipologie di ogni singolo ricercatore, del contesto in cui si lavora, e così via. Un'operazione senza dubbio non banale anche se, come si diceva nell'introduzione, mentre diventa spesso parzialmente arbitraria quando si confrontano singole persone, diventa sempre più affidabile ed importante nel momento in cui si derivano statistiche e valutazioni per gruppi di ricerca, istituti, ed anche comunità nazionali di scienziati nello stesso settore.

sabato 29 ottobre 2011

Swift @ the Apple store

Tradotto dall'inglese gergale degli SMS, potrebbe voler dire "rapidi all'Apple store".

Ma naturalmente non è così. Swift in inglese vuol dire agile, rapido, ma è anche un tipo di rondone. E vedremo che tutti questi significati sono adeguati.

Swift infatti è in realtà un satellite scientifico dedicato allo studio dei lampi di luce gamma o, se preferite, gamma-ray burst (GRB). Si tratta di una delle missioni scientifiche di maggiore successo degli ultimi anni, Swift è stato lanciato nel 2004 ed è tutt'ora operativo. Ed è basato su una tecnologia molto sofisticata che rende il satellite, coi suoi tre telescopi, capace di puntare ad una nuova sorgente, un GRB per esempio, in maniera del tutto automatica in circa un minuto. Uno strumento quindi pensato per osservare sorgenti transienti, rapidamente variabili, con la massima efficenza trasmettendo a terra, nel contempo, le coordinate ed altre informazioni sulla sorgente osservata. Con un po' di fantasia, Swift in volo potrebbe ricordare un rondone, con il tipico movimento a scatti per seguire gli insetti in volo!

Oltre a questo, farà anche piacere sapere che la missione è frutto di una collaborazione tri-nazionale, Stati Uniti, Regno Unito e Italia. In un momento di grande difficoltà del paese, se non altro, motivi di legittimo orgoglio ancora ci sono.

Per chi volesse saperne di più sui GRB e Swift qui potete trovar diverso materiale su cui sono sate basate conferenze divulgative nel corso degli anni da parte mia, e dei colleghi Gabriele Ghisellini e Daniele Malesani.

A proposito, cosa centra quindi Swift con l'Apple store? Accade infatti che recentemente è stata sviluppata un'applicazione, o App, per i prodotti Apple (iPod, iPhone, ecc.) che permette di conoscere in tempo reale cosa sta facendo il satellite, dove si trova, ecc. E nel caso un nuovo GRB è osservato si viene avvertiti ed è possibile conoscere in tempo reale caratteristiche dell'evento, come posizione, flusso, ecc. La si può trovare cercando "Nasa Swift" o scaricandola qui!

Si tratta del lavoro di uno studente italiano dell'Università di Trento, Giacomo Saccardo. Un'idea eccellente! E congratulazioni a Giacomo.




martedì 25 ottobre 2011

"Fiocchi" colorati all'Osservatorio!

Ovvero, con un po' di ironia, nuovi laureati triennali. 

E' successo ieri, lunedì 24 ottobre, presso la facoltà di fisica dell'Università Bicocca di Milano. Sebbene sia, per così dire, vita comune di un istituto scientifico si tratta sempre un avvenimento gradevole.

Ieri hanno ottenuto il loro "degree":

  • Francesco Coti Zelati, con relatori Monica Colpi, Sergio Campana e Paolo D'Avanzo
  • Elena Gaviraghi, con relatori Monica Colpi, Sergio Campana e Paolo D'Avanzo
  • Andrea Invernizzi, con relatori Monica Colpi e Susanna Vergani
  • Daniele Rogantini, con relatori Monica Colpi, Gianpiero Tagliaferri e Andrea Melandri

Nell'ambito dei tre mesi di attività in osservatorio i neo-dottori hanno effettivamente preparato delle tesi eccellenti. 

Congratulazioni!


sabato 15 ottobre 2011

Un telescopio per Schiaparelli


“Nel luglio 1878, essendo Ministro dell’Istruzione Francesco De Sanctis e Relatore del progetto a Deputati Quintino Sella, il Re ed il Parlamento decretarono che in Brera si erigesse uno dei più grandi strumenti equatoriali del mondo, e si satbilì a questo intento una somma di L. 250000. Questo istrumento avrà una lente obbiettiva di 49 centimetri di diametro, e il suo meccanismo, affidato al celebre Repsold di Amburgo sarà tanto perfetto, quanto oggi è possibile farlo.”


Nell'Italia proto-unitaria, a quanto pare, investire una grande quantità di soldi in strumentazione scientifica di valore assoluto non era un tabù. Si tratta infatti del grande rifrattore da 49cm che avrebbe equipaggiato per decenni l'Osservatorio astronomico di Brera, ed il biglietto qui riportato, scritto di suo pugno da Giovanni Schiaparelli, allora direttore dell'istituto, mostra anche come Ministro dell'Istruzione nientedimeno che Francesco De Sanctis, croce e delizia per generazione di studenti di scuole superiori italiane.

Erano altri tempi. Decisamente.

Tuttavia pur in un contesto decisamente meno favorevole, grazie anche prezioso all'interessamento dell'On. Lino Duilio, l'Osservatorio Astronomico di Brera ha in corso un progetto di recupero completo di questo grande e storico telescopio. E' una storia lunga ed affascinante, ed al festival della scienza di Genova, che si terrà dal 21 ottobre al 2 novembre, Ginevra Trinchieri e Nello Paolucci, in una conferenza,  la descriveranno con dovizia di particolari. 

Se tutto procederà senza intoppi, fra non molto riavremo a disposizione un pezzo della storia della scienza italiana ed europea di primissimo valore.

venerdì 14 ottobre 2011

It's really a kind of MAGIC!

Immagino che molti di noi conoscano bene l'astronomy picture of the day, APOD. Oggi compare una magnifica fotografia di uno dei due telescopi MAGIC.

MAGIC, per i molti che invece non lo sapranno, è uno strumento per studiare radiazione di altissima energia da sorgenti celesti tramite la luce Cerenkov. Si tratta di una delle nuove finestre osservative della moderna astrofisica, e senz'altro una di quelle che sta vivendo lo sviluppo più rilevante in questi anni.

MAGIC è un progetto portato avanti da diverse nazioni europee, e fra queste con un ruolo non secondario l'Italia, dapprima con la partecipazione di gruppi dell'INFN, e poi da qualche anno anche con la partecipazione diretta dell'INAF.

Per chi volesse saperne un po' di più, un paio d'anni fa avevo tenuto una conferenza a Genova su questi argomenti che potete trovare qui!


sabato 8 ottobre 2011

XXI Settimana della cultura scientifica e tecnologica, 17 - 23 ottobre


Pubblico qui un'interessante iniziativa divulgativa dell'Osservatorio Astronomico di Brera/INAF:

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Buongiorno,

in occasione della “XXI Settimana della cultura scientifica e tecnologica,
17 - 23 ottobre" promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca l’INAF - Osservatorio Astronomico di Brera – Milano propone:

•	19 ottobre – ore 18:00

in collaborazione con l’Istituto Lombardo, per il ciclo “I cieli di Brera”

Albero Cellino : “I corpi minori: piccoli, importanti attori nella storia
del sistema solare”

Presso la Sala Delle Adunanze dell’Istituto Lombardo,

Palazzo Brera, Via Brera 28 , Milano

I cosiddetti Corpi Minori sono, a dispetto del nome, interessantissimi e
molto importanti per comprendere l'origine e la storia del nostro Sistema
Solare.
Lo studio di questi oggetti è infatti una parte fondamentale delle moderne
scienze planetarie. In particolare gli asteroidi rappresentano un soggetto
di investigazione di straordinario interesse.
Considerazioni pratiche e teoriche mostreranno come questi corpi siano ben
lungi dall'essere dei "sassi" senza importanza.

Primo Ricercatore dell'INAF - Osservatorio Astronomico di Torino e autore
di 120 pubblicazioni su riviste di settore, Alberto Cellino è uno
specialista delle proprietà fisiche degli asteroidi.
Per il triennio 2009-2012 è stato Presidente della Commissione 15
dell'Unione Astronomica Internazionale che si occupa di asteroidi e comete
ed è Responsabile della derivazione delle proprietà fisiche degli
asteroidi nell'ambito della missione Gaia dell'ESA (lancio previsto nel
2013).

INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI (100 posti)

La pagina web dell’OAB dedicata a “I cieli di Brera” è:
http://www.brera.inaf.it/CieliBrera/index.html


•	21 ottobre – Visita guidata ore 16:30

Visita guidata all'Osservatorio Astronomico di Brera.
La visita guidata offrirà l’occasione di visitare la Galleria degli
strumenti antichi, la Cupola Fiore e la Cupola Schiaparelli: luoghi che
nei secoli hanno ospitato centinaia di astronomi, tra i quali il celebre
G.V.Schiaparelli, facendo da scenografia all’astronomia italiana.

La visita inizia alle 16:30 e ha una durata di circa due ore.

Per prenotare è necessario compilare la scheda che trovate alla pagina:
http://www.brera.inaf.it/prenotazione_schiaparelli.html

Le prenotazioni apriranno lunedì 17 ottobre e potranno considerarsi valide
se e solo se verrete contattati via telefono o via mail dal personale
dell' Ufficio POE dell'Osservatorio Astronomico di Brera.
Le visite si effettueranno al raggiungimento di un minimo di 6 iscritti.

È richiesto un contributo di € 8 da pagare in contanti al momento delle
visita; € 6 per studenti, ragazzi fino ai 18 anni e adulti oltre i 65
anni.


•	Da lunedì 17 ottobre

l’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera rinnova la sua Offerta Formativa
per le scuole arricchendo le proposte consolidate con nuove attività e
nuovi percorsi.




Vi informiamo inoltre che dal mese di settembre su Tripadvisor c’è una
pagina dedicata al INAF - Osservatorio Astronomico di Brera.

Troverete il link in fondo alla home page dell’Osservatorio:
www.brera.inaf.it

Vi invitiamo a visitarla e scrivere le vostre recensioni.


Grazie e a presto!

Stefano Sandrelli
Ilaria Arosio
Ufficio POE
Osservatorio Astronomico di Brera

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sabato 1 ottobre 2011

La scienza come professione?

Ovvero, è consigliabile ad un giovane la carriera di ricercatore?

E' una domanda comune che infatti più volte mi è capito di ricevere alla fine delle mie conferenze. In un certo senso provo un po' di tenerezza nel rivedermi in quei ragazzi che si avvicinano, spesso timidamente, e pongono la domanda sulle prospettive professionali nella ricerca. 

E quindi, quale è la risposta?

Penso che in realtà bisogna definire bene la domanda, come sempre in scienza. Se ciò che si intende è se è possibile perseguire un proprio sogno di attività di ricerca con una prospettiva professionale che non richieda l'allontanamento permanente dall'Italia la risposta è, ora, purtroppo no. 

Inutile cercare giri di parole. Al momento le possibilità che il nostro paese può offrire ad un aspirante scienziato sono nulle. Anzi, l'obiettivo dell'attuale Governo è quello di arrivare ad una riduzione del numero di ricercatori nel corso dei prossimi 10 anni, nel contesto più generale della riduzione della spesa pubblica tramite anche la riduzione del numero dei dipendenti. L'INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica, su quasi 1000 dipendenti ha circa 300 persone "precarie". Almeno il 50% formato da scienziati fra i 30 e 40 anni, molto stimati ma con pressoché nessuna possibilità di inserimento nell'ente nei prossimi anni. 

E la situazione dei finanziamenti è altrettante drammatica. Alcune università sono al livello di non potere quasi garantire nemmeno gli stipendi. A partire dai primi anni '90 ad oggi il finanziamento a disposizione della ricerca di base in Italia si è quasi dimezzato. Come dire che il ruolo plausibile del nostro paese nel futuro prossimo sarà quello di una progressiva marginalizzazione intellettuale.

E quindi, è il caso di lasciare perdere?

Su questo non sarei invece così drastico. Per due ragione. La prima, per certi versi banale, è che non è detto che le cose non possano cambiare. Probabilmente per le professioni intellettuali la situazione non è mai stata così triste in Italia da che esiste la Repubblica. Ma c'è un'oggettiva speranza che proprio la coscienza acquisita della situazione critica in cui il paese ora si trova possa dare la spinta per la proposizione di politiche più coraggiose e di lunga prospettiva.

Però, sebbene è possibile ed ovviamente sperabile un cambio sostanziale di marcia del paese, è bene che comunque i giovani che si desiderano intraprendere questa professione amplino in maniera rilevante la loro visione. Messa in un conto una dura militanza in un corso di laurea ad indirizzo scientifico, nel momento in cui si prova un dottorato di ricerca,  se appena appena uno non guarda lo scenario italiano come preferenziale le cose cambiano totalmente. 

In un certo senso un laureato, per esempio, in fisica che vorrebbe intraprendere la carriera di ricercatore deve imparare fin da subito a guardare al "mondo" come mercato potenziale. Bisogna imparare a ragionare, insomma, come cittadini del mondo, ovvero al di là della retorica, a pensare di essere portatori di una professionalità di valore che in molti contesti è importante ed apprezzata. Si parla, tradizionalmente, degli Stati Uniti, ma anche, per rimanere in Europa, la Germania offre ora diverse opportunità. Ed i paesi emergenti, Cina in testa, hanno letteralmente fame di ricercatori con programmi di reclutamento di scienziati stranieri decisamente rilevanti.

Non ho mai amato la retorica dei "cervelli in fuga", chi conosce il contesto sa che la realtà è enormemente più variegata delle schematizzazioni da slogan. Ma semplicemente il giovane laureato deve guardare al mercato possibile della ricerca con una prospettiva "laica". Dove mi offrono possibilità, io vado. Italia, Europa, o estero. La scienza moderna è così fortemente internazionalizzata da rendere le distinzioni di nazionalità pressoché irrilevanti. Evitando di domandarsi che possibilità offre il mercato italiano, uno impara semplicemente a domandarsi che possibilità offre il mercato. Punto. 

Ed allora il contesto cambia completamente. Se ad un laureando in questo momento mi trovo costretto a dire che non c'è sostanzialmente alcuna possibilità di entrare nel mondo della ricerca in Italia, a questa stessa persona posso senz'altro dire che c'è un'ampia richiesta, e quindi possibilità di lavoro ad alto livello, per ricercatori se si ragiona su scala globale. Possibilità così interessanti da far dire che non solo ne vale la pena, assumendo ovviamente di avere le giuste attitudini e motivazioni, ma che addirittura sia il caso di incoraggiare i giovani ad intraprendere questa strada senza eccessivi timori per il futuro.




lunedì 19 settembre 2011

venerdì 16 settembre 2011

La mite scienza

Cosa vuol dire la "mite scienza"?

In effetti è solo un modo per richiamare il senso di questo blog, ovvero un luogo dove la scienza possa essere presentata al pubblico non specialista con cordialità. Con attenzione, dove possibile, nello spiegare ed ad accompagnare l'appassionato od il semplice curioso ad addentrarsi nei talvolta complicati concetti della moderna ricerca scientifica.

L'invito naturalmente è quello di non esitare a domandare e commentare. E facciamo che questo blog diventi un luogo d'incontro e di conoscenza!

Stefano