lunedì 31 ottobre 2011

Come si valuta la scienza?

Vi dico subito che è un problema quantomai annoso, sebbene esistono criteri condivisi abbastanza efficaci.

Il problema, comunque, di valutare quanto è di valore la produzione scientifica di un ricercatore è in ogni caso di difficile soluzione, più semplice diventa invece valutare la produttività di gruppi di ricerca, istituti, insomma di organizzazioni con più scienziati.
Il motivo è che mentre per ogni scienziato ci sono tipologie di lavoro e di ricerca del tutto personali e spesso non facilmente valutabili, non appena si mettono insieme più persone in un certo senso queste peculiarità tendono a mediarsi ed il risultato diventa più affidabile.

Il metodo principe per capire quanto è di valore l'attività di uno scienziato è quello della misura delle sue pubblicazioni, ovvero quegli scritti dove si presentano alla comunità scientifica i risultati del proprio lavoro. In passato questa misura richiedeva parecchio tempo per poter controllare le varie riviste scientifiche, oggi la si può compiere in pochi istanti con alcuni dei vari servizi disponibili su internet che riportano, con buona affidabilità, pressoché tutte le pubblicazioni presentate dagli scienziati di vari settori nel corso degli anni. Per gli astronomi il servizio di gran lunga più utilizzato è il NASA Astrophysics Data System. L'utilizzo è semplice, basta scrivere nell'apposita casella il cognome seguito da una virgola e poi dall'iniziale del vostro astronomo preferito, ed il gioco è fatto.

Almeno in apparenza.

Il fatto è che questi strumenti richiedono però di conoscere un po' la tipologia delle varie pubblicazioni, e comunque il numero di pubblicazioni in assoluto è un indicatore non del tutto affidabile della produttività di un ricercatore.
Una prima grande distinzione richiede di separare i lavori pubblicati su riviste con "referee" e lavori senza questo passaggio. Il "referaggio", come si usa dire con un orrendo neologismo anglofilo, è una delle più fondamentali procedure che distinguono il mondo della ricerca scientifica da altri contesti. Si basa sul cosiddetto "peer review" anonimo. "Peer review" significa, essenzialmente, "valutazione da parte di tuoi pari". Ed il tutto in pratica vuol dire che qualunque scienziato che sottopone un proprio lavoro ad una rivista scientifica, in inglese si parla di "submission", accetta che il comitato editoriale della rivista che ha scelto, ce ne sono molte infatti, mandi il lavoro ad uno o più scienziati del settore che, coperti dall'anonimato, valutano il lavoro proposto. Normalmente ci sono alcune interazioni fra i revisori e gli autori, e se il processo è condotto con professionalità la qualità dei lavori pubblicati ne guadagna in maniera rilevante. Accade anche che talvolta il lavoro venga giudicato non all'altezza della pubblicazione e gli autori in quel caso devono riscriverlo e migliorarlo o, se ritengono di avere subito una valutazione ingiusta, magari chiedere un'ulteriore valutazione o cambiare rivista. Al di là comunque di questioni abbastanza tecniche, per conoscere il solo numero di pubblicazioni con referee bisogna scorrere la pagina dell'ADS e selezionare l'opzione corrispondente.

Ovviamente non è che pubblicazioni non "referate" siano necessariamente scadenti. Anzi. In questa categoria per esempio spesso ci sono atti di congressi, brevi comunicazioni di scoperta di eventi, ecc. Tuttavia queste pubblicazioni in genere accompagnano, non sostituiscono, le pubblicazioni vere e proprie nel corso dell'attività scientifica di uno scienziato.

Detto tutto questo però il lavoro non è ancora completo, se mai lo può essere. Senza dubbio la quantità di pubblicazioni è un buon indice di produttività. Ma come fare a decidere, per esempio, se le pubblicazioni, magari molte, sono però per così dire settoriali o comunque poco rilevanti? In linea di principio, per esempio, si potrebbe persino pensare a scienziati che preferiscono pubblicare pochi lavori ma di grande spessore ed altri che invece puntano alla quantità a scapito della qualità. La questione presentata così è decisamente troppo schematica, ma il concetto è chiaro.

Un modo per comprendere quanto il lavoro di uno scienziato è influente sui colleghi è quello di contare le citazioni che un lavoro, o tutti i lavori, hanno ottenuto. Nei lavori scientifici ogni qualvolta si fa riferimento ad un concetto non immediatamente conseguente a ciò che si mostra in quel lavoro, è necessario citare il lavoro nel quale il determinato concetto, idea, ecc. è stato riportato. E' quindi chiaro che tanto più il lavoro di un ricercatore risulta importante tanto più i colleghi faranno riferimento ai suoi lavori, citandolo spesso. Ancora una volta con l'ADS è facile ottenere questa informazione sempre cercando nella pagina iniziale il pulsante che permette di avere il risultato in ordine di numero di citazioni (sorted by citation count).

Tuttavia, sebbene tutti questi parametri sono importanti, ancora ci sarebbero delle varianti da tenere in conto.
Quello che accade è che è sempre possibile che uno scienziato produca lavori che verranno compresi ed apprezzati magari solo molti anni dopo, oppure ci sono altri scienziati più impegnati nello sviluppo di strumentazione, i cosiddetti "tecnologi", preziose figure intellettuali che però più che produrre articoli scientifici producono "oggetti", hardware e software, che vanno a formare le nuove strumentazioni scientifiche e così via. Tipologie di ricerca che, ingiustamente, sono penalizzate dalla semplice conta dei lavori.

Inoltre un problema sempre presente in tutti questi indicatori è che si privilegiano i ricercatori più anziani rispetto a quelli giovani. Il punto è che molti di questi indicatori sono cumulativi. Il numero di articoli totali, quelli con referee, il numero di citazione, ecc. possono solo aumentare con gli anni di lavoro. E quindi i ricercatori giovani risultano svantaggiati. Allo scopo di almeno parzialmente compensare questo problema si possono escogitare molte possibili soluzioni. Per esempio si possono considerare il numero di citazioni diviso il numero di lavori, ovvero valutare quanto in media la nostra produzione è qualitativa. Tuttavia, ed ormai stiamo decisamente cominciando a comprendere quanto la faccenda sia oggettivamente complicata, ci sono ancora altri fattori in gioco. Ad esempio, un ricercatore può scrivere articoli da solo o con pochi autori, un altro può lavorare in grandi collaborazioni con decine o anche centinaia di colleghi. E' del tutto probabile che il secondo pubblicherà molto di più del primo, ma non è detto che questo rifletta una differenza qualitativa. Oltretutto ci sono in gioco anche sottili questioni sociologiche. Un articolo con molti autori sarà probabilmente citato più spesso in quanto ognuno di questi autori, scrivendo altri articoli, potrà avere l'opportunità di citare i propri lavori.
Oppure potremmo avere il caso di uno scienziato che dopo magari lavori di grande spessore abbia, per così dire, smesso di lavorare con impegno, magari perché già all'apice della carriera accademica. Ed allora dovremmo magari valutare la produttività totale, ma anche degli ultimi 5 o 1o anni, per esempio.

Tutto questo, in realtà, non significa che sia quindi inutile cercare di valutare gli scienziati. Piuttosto il contrario. Quello che invece deve essere ben compreso è che mentre tutti i parametri che abbiamo brevemente descritto, e molti altri su cui non ci siamo soffermati, sono validi e da prendere in considerazione. Solamente, il come considerare tutti questi parametri va valutato con attenzione, tenendo conto delle tipologie di ogni singolo ricercatore, del contesto in cui si lavora, e così via. Un'operazione senza dubbio non banale anche se, come si diceva nell'introduzione, mentre diventa spesso parzialmente arbitraria quando si confrontano singole persone, diventa sempre più affidabile ed importante nel momento in cui si derivano statistiche e valutazioni per gruppi di ricerca, istituti, ed anche comunità nazionali di scienziati nello stesso settore.

sabato 29 ottobre 2011

Swift @ the Apple store

Tradotto dall'inglese gergale degli SMS, potrebbe voler dire "rapidi all'Apple store".

Ma naturalmente non è così. Swift in inglese vuol dire agile, rapido, ma è anche un tipo di rondone. E vedremo che tutti questi significati sono adeguati.

Swift infatti è in realtà un satellite scientifico dedicato allo studio dei lampi di luce gamma o, se preferite, gamma-ray burst (GRB). Si tratta di una delle missioni scientifiche di maggiore successo degli ultimi anni, Swift è stato lanciato nel 2004 ed è tutt'ora operativo. Ed è basato su una tecnologia molto sofisticata che rende il satellite, coi suoi tre telescopi, capace di puntare ad una nuova sorgente, un GRB per esempio, in maniera del tutto automatica in circa un minuto. Uno strumento quindi pensato per osservare sorgenti transienti, rapidamente variabili, con la massima efficenza trasmettendo a terra, nel contempo, le coordinate ed altre informazioni sulla sorgente osservata. Con un po' di fantasia, Swift in volo potrebbe ricordare un rondone, con il tipico movimento a scatti per seguire gli insetti in volo!

Oltre a questo, farà anche piacere sapere che la missione è frutto di una collaborazione tri-nazionale, Stati Uniti, Regno Unito e Italia. In un momento di grande difficoltà del paese, se non altro, motivi di legittimo orgoglio ancora ci sono.

Per chi volesse saperne di più sui GRB e Swift qui potete trovar diverso materiale su cui sono sate basate conferenze divulgative nel corso degli anni da parte mia, e dei colleghi Gabriele Ghisellini e Daniele Malesani.

A proposito, cosa centra quindi Swift con l'Apple store? Accade infatti che recentemente è stata sviluppata un'applicazione, o App, per i prodotti Apple (iPod, iPhone, ecc.) che permette di conoscere in tempo reale cosa sta facendo il satellite, dove si trova, ecc. E nel caso un nuovo GRB è osservato si viene avvertiti ed è possibile conoscere in tempo reale caratteristiche dell'evento, come posizione, flusso, ecc. La si può trovare cercando "Nasa Swift" o scaricandola qui!

Si tratta del lavoro di uno studente italiano dell'Università di Trento, Giacomo Saccardo. Un'idea eccellente! E congratulazioni a Giacomo.




martedì 25 ottobre 2011

"Fiocchi" colorati all'Osservatorio!

Ovvero, con un po' di ironia, nuovi laureati triennali. 

E' successo ieri, lunedì 24 ottobre, presso la facoltà di fisica dell'Università Bicocca di Milano. Sebbene sia, per così dire, vita comune di un istituto scientifico si tratta sempre un avvenimento gradevole.

Ieri hanno ottenuto il loro "degree":

  • Francesco Coti Zelati, con relatori Monica Colpi, Sergio Campana e Paolo D'Avanzo
  • Elena Gaviraghi, con relatori Monica Colpi, Sergio Campana e Paolo D'Avanzo
  • Andrea Invernizzi, con relatori Monica Colpi e Susanna Vergani
  • Daniele Rogantini, con relatori Monica Colpi, Gianpiero Tagliaferri e Andrea Melandri

Nell'ambito dei tre mesi di attività in osservatorio i neo-dottori hanno effettivamente preparato delle tesi eccellenti. 

Congratulazioni!


sabato 15 ottobre 2011

Un telescopio per Schiaparelli


“Nel luglio 1878, essendo Ministro dell’Istruzione Francesco De Sanctis e Relatore del progetto a Deputati Quintino Sella, il Re ed il Parlamento decretarono che in Brera si erigesse uno dei più grandi strumenti equatoriali del mondo, e si satbilì a questo intento una somma di L. 250000. Questo istrumento avrà una lente obbiettiva di 49 centimetri di diametro, e il suo meccanismo, affidato al celebre Repsold di Amburgo sarà tanto perfetto, quanto oggi è possibile farlo.”


Nell'Italia proto-unitaria, a quanto pare, investire una grande quantità di soldi in strumentazione scientifica di valore assoluto non era un tabù. Si tratta infatti del grande rifrattore da 49cm che avrebbe equipaggiato per decenni l'Osservatorio astronomico di Brera, ed il biglietto qui riportato, scritto di suo pugno da Giovanni Schiaparelli, allora direttore dell'istituto, mostra anche come Ministro dell'Istruzione nientedimeno che Francesco De Sanctis, croce e delizia per generazione di studenti di scuole superiori italiane.

Erano altri tempi. Decisamente.

Tuttavia pur in un contesto decisamente meno favorevole, grazie anche prezioso all'interessamento dell'On. Lino Duilio, l'Osservatorio Astronomico di Brera ha in corso un progetto di recupero completo di questo grande e storico telescopio. E' una storia lunga ed affascinante, ed al festival della scienza di Genova, che si terrà dal 21 ottobre al 2 novembre, Ginevra Trinchieri e Nello Paolucci, in una conferenza,  la descriveranno con dovizia di particolari. 

Se tutto procederà senza intoppi, fra non molto riavremo a disposizione un pezzo della storia della scienza italiana ed europea di primissimo valore.

venerdì 14 ottobre 2011

It's really a kind of MAGIC!

Immagino che molti di noi conoscano bene l'astronomy picture of the day, APOD. Oggi compare una magnifica fotografia di uno dei due telescopi MAGIC.

MAGIC, per i molti che invece non lo sapranno, è uno strumento per studiare radiazione di altissima energia da sorgenti celesti tramite la luce Cerenkov. Si tratta di una delle nuove finestre osservative della moderna astrofisica, e senz'altro una di quelle che sta vivendo lo sviluppo più rilevante in questi anni.

MAGIC è un progetto portato avanti da diverse nazioni europee, e fra queste con un ruolo non secondario l'Italia, dapprima con la partecipazione di gruppi dell'INFN, e poi da qualche anno anche con la partecipazione diretta dell'INAF.

Per chi volesse saperne un po' di più, un paio d'anni fa avevo tenuto una conferenza a Genova su questi argomenti che potete trovare qui!


sabato 8 ottobre 2011

XXI Settimana della cultura scientifica e tecnologica, 17 - 23 ottobre


Pubblico qui un'interessante iniziativa divulgativa dell'Osservatorio Astronomico di Brera/INAF:

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Buongiorno,

in occasione della “XXI Settimana della cultura scientifica e tecnologica,
17 - 23 ottobre" promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca l’INAF - Osservatorio Astronomico di Brera – Milano propone:

•	19 ottobre – ore 18:00

in collaborazione con l’Istituto Lombardo, per il ciclo “I cieli di Brera”

Albero Cellino : “I corpi minori: piccoli, importanti attori nella storia
del sistema solare”

Presso la Sala Delle Adunanze dell’Istituto Lombardo,

Palazzo Brera, Via Brera 28 , Milano

I cosiddetti Corpi Minori sono, a dispetto del nome, interessantissimi e
molto importanti per comprendere l'origine e la storia del nostro Sistema
Solare.
Lo studio di questi oggetti è infatti una parte fondamentale delle moderne
scienze planetarie. In particolare gli asteroidi rappresentano un soggetto
di investigazione di straordinario interesse.
Considerazioni pratiche e teoriche mostreranno come questi corpi siano ben
lungi dall'essere dei "sassi" senza importanza.

Primo Ricercatore dell'INAF - Osservatorio Astronomico di Torino e autore
di 120 pubblicazioni su riviste di settore, Alberto Cellino è uno
specialista delle proprietà fisiche degli asteroidi.
Per il triennio 2009-2012 è stato Presidente della Commissione 15
dell'Unione Astronomica Internazionale che si occupa di asteroidi e comete
ed è Responsabile della derivazione delle proprietà fisiche degli
asteroidi nell'ambito della missione Gaia dell'ESA (lancio previsto nel
2013).

INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI (100 posti)

La pagina web dell’OAB dedicata a “I cieli di Brera” è:
http://www.brera.inaf.it/CieliBrera/index.html


•	21 ottobre – Visita guidata ore 16:30

Visita guidata all'Osservatorio Astronomico di Brera.
La visita guidata offrirà l’occasione di visitare la Galleria degli
strumenti antichi, la Cupola Fiore e la Cupola Schiaparelli: luoghi che
nei secoli hanno ospitato centinaia di astronomi, tra i quali il celebre
G.V.Schiaparelli, facendo da scenografia all’astronomia italiana.

La visita inizia alle 16:30 e ha una durata di circa due ore.

Per prenotare è necessario compilare la scheda che trovate alla pagina:
http://www.brera.inaf.it/prenotazione_schiaparelli.html

Le prenotazioni apriranno lunedì 17 ottobre e potranno considerarsi valide
se e solo se verrete contattati via telefono o via mail dal personale
dell' Ufficio POE dell'Osservatorio Astronomico di Brera.
Le visite si effettueranno al raggiungimento di un minimo di 6 iscritti.

È richiesto un contributo di € 8 da pagare in contanti al momento delle
visita; € 6 per studenti, ragazzi fino ai 18 anni e adulti oltre i 65
anni.


•	Da lunedì 17 ottobre

l’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera rinnova la sua Offerta Formativa
per le scuole arricchendo le proposte consolidate con nuove attività e
nuovi percorsi.




Vi informiamo inoltre che dal mese di settembre su Tripadvisor c’è una
pagina dedicata al INAF - Osservatorio Astronomico di Brera.

Troverete il link in fondo alla home page dell’Osservatorio:
www.brera.inaf.it

Vi invitiamo a visitarla e scrivere le vostre recensioni.


Grazie e a presto!

Stefano Sandrelli
Ilaria Arosio
Ufficio POE
Osservatorio Astronomico di Brera

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sabato 1 ottobre 2011

La scienza come professione?

Ovvero, è consigliabile ad un giovane la carriera di ricercatore?

E' una domanda comune che infatti più volte mi è capito di ricevere alla fine delle mie conferenze. In un certo senso provo un po' di tenerezza nel rivedermi in quei ragazzi che si avvicinano, spesso timidamente, e pongono la domanda sulle prospettive professionali nella ricerca. 

E quindi, quale è la risposta?

Penso che in realtà bisogna definire bene la domanda, come sempre in scienza. Se ciò che si intende è se è possibile perseguire un proprio sogno di attività di ricerca con una prospettiva professionale che non richieda l'allontanamento permanente dall'Italia la risposta è, ora, purtroppo no. 

Inutile cercare giri di parole. Al momento le possibilità che il nostro paese può offrire ad un aspirante scienziato sono nulle. Anzi, l'obiettivo dell'attuale Governo è quello di arrivare ad una riduzione del numero di ricercatori nel corso dei prossimi 10 anni, nel contesto più generale della riduzione della spesa pubblica tramite anche la riduzione del numero dei dipendenti. L'INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica, su quasi 1000 dipendenti ha circa 300 persone "precarie". Almeno il 50% formato da scienziati fra i 30 e 40 anni, molto stimati ma con pressoché nessuna possibilità di inserimento nell'ente nei prossimi anni. 

E la situazione dei finanziamenti è altrettante drammatica. Alcune università sono al livello di non potere quasi garantire nemmeno gli stipendi. A partire dai primi anni '90 ad oggi il finanziamento a disposizione della ricerca di base in Italia si è quasi dimezzato. Come dire che il ruolo plausibile del nostro paese nel futuro prossimo sarà quello di una progressiva marginalizzazione intellettuale.

E quindi, è il caso di lasciare perdere?

Su questo non sarei invece così drastico. Per due ragione. La prima, per certi versi banale, è che non è detto che le cose non possano cambiare. Probabilmente per le professioni intellettuali la situazione non è mai stata così triste in Italia da che esiste la Repubblica. Ma c'è un'oggettiva speranza che proprio la coscienza acquisita della situazione critica in cui il paese ora si trova possa dare la spinta per la proposizione di politiche più coraggiose e di lunga prospettiva.

Però, sebbene è possibile ed ovviamente sperabile un cambio sostanziale di marcia del paese, è bene che comunque i giovani che si desiderano intraprendere questa professione amplino in maniera rilevante la loro visione. Messa in un conto una dura militanza in un corso di laurea ad indirizzo scientifico, nel momento in cui si prova un dottorato di ricerca,  se appena appena uno non guarda lo scenario italiano come preferenziale le cose cambiano totalmente. 

In un certo senso un laureato, per esempio, in fisica che vorrebbe intraprendere la carriera di ricercatore deve imparare fin da subito a guardare al "mondo" come mercato potenziale. Bisogna imparare a ragionare, insomma, come cittadini del mondo, ovvero al di là della retorica, a pensare di essere portatori di una professionalità di valore che in molti contesti è importante ed apprezzata. Si parla, tradizionalmente, degli Stati Uniti, ma anche, per rimanere in Europa, la Germania offre ora diverse opportunità. Ed i paesi emergenti, Cina in testa, hanno letteralmente fame di ricercatori con programmi di reclutamento di scienziati stranieri decisamente rilevanti.

Non ho mai amato la retorica dei "cervelli in fuga", chi conosce il contesto sa che la realtà è enormemente più variegata delle schematizzazioni da slogan. Ma semplicemente il giovane laureato deve guardare al mercato possibile della ricerca con una prospettiva "laica". Dove mi offrono possibilità, io vado. Italia, Europa, o estero. La scienza moderna è così fortemente internazionalizzata da rendere le distinzioni di nazionalità pressoché irrilevanti. Evitando di domandarsi che possibilità offre il mercato italiano, uno impara semplicemente a domandarsi che possibilità offre il mercato. Punto. 

Ed allora il contesto cambia completamente. Se ad un laureando in questo momento mi trovo costretto a dire che non c'è sostanzialmente alcuna possibilità di entrare nel mondo della ricerca in Italia, a questa stessa persona posso senz'altro dire che c'è un'ampia richiesta, e quindi possibilità di lavoro ad alto livello, per ricercatori se si ragiona su scala globale. Possibilità così interessanti da far dire che non solo ne vale la pena, assumendo ovviamente di avere le giuste attitudini e motivazioni, ma che addirittura sia il caso di incoraggiare i giovani ad intraprendere questa strada senza eccessivi timori per il futuro.