mercoledì 6 febbraio 2013

Piccoli Omini Verdi

Siamo nell'inverno del 1967, intorno a Cambridge, Inghilterra.

Adoperando un radiotelescopio di nuova generazione un gruppo di astronomi scopre la prima pulsar, una stella di neutroni rotante, visibile da Terra grazie ad un potente e periodico impulso di onde radio. Un po' come da una nave si può vedere la luce di un faro di notte. E la pulsazione era decisamente impressionante per un oggetto astrofisico: un impulso ogni 1,3s della durata di una frazione di secondo. Insomma... un autentico "bip". Intervallato, regolare. Nulla di nemmeno lontanamente simile a quanto osservato prima di allora.

La scoperta si deve a Jocelyn Bell e Antony Hewish. La prima a quel tempo era una giovane studentessa alle prese con il suo dottorato di ricerca con Hewish come relatore. Successivamente, nel 1974, per questa scoperta fu assegnato il premo Nobel al solo Hewish provocando a tutt'oggi diverse polemiche per il mancato riconoscimento alla Bell.

Una scoperta fondamentale, comunque. Oggi conosciamo migliaia di pulsar, e in diversi casi il periodo di rotazione di questi oggetti compatti, spesso più piccoli della Terra ma con un massa comparabile a quella del Sole, è di pochi millesimi di secondo. 

Però non sono le pulsar, direttamente almeno, l'argomento di questo intervento. 

Come è facile immaginare, nel 1967, l'epoca ha una sua importanza, siamo in piena "epoca spaziale", il segnale pulsato e così "artificiale" da diversi punti di vista, se non altro confrontato con ciò che si conosceva a quel tempo dei segnali astrofisici "naturali", fu una sorpresa dirompente per i ricercatori coinvolti nella scoperta. E, sebbene a tutt'oggi non è chiarissimo a che livello, la possibilità che non si trattasse di una sorgente astrofisica ma della prima evidenza di una civiltà extraterrestre fu presa in considerazione. Si parlò, infatti, di "Little Green Men", "Piccoli Omini Verdi". Espressione senza dubbio scherzosa con la quale la Bell indicò sul tabulato cartaceo delle osservazioni (siamo nel 1967...), a mano, il segnale in questione. 
Secondo diverse testimonianze intorno ed all'interno del gruppo di ricerca protagonista della scoperta, quello guidato da Hewish appunto, nessuno prese mai veramente sul serio la possibilità che non si fosse di fronte ad un fenomeno naturale. 
Eppure un certo dibattito su come ci di dovesse comportare in caso invece di un contatto extraterrestre si aprì. Per esempio chi si doveva coinvolgere? Poteva rimanere una semplice scoperta scientifica gestita da un piccolo gruppo di scienziati? Si doveva provare una risposta? Non sarebbe addirittura stato meglio non rivelare la propria presenza per evitare il rischio di essere "colonizzati"?

Temi tutt'altro che virtuali come si può vedere nell'accurata ed affascinante ricostruzione storica che è stata pubblicata pochi giorni fa a cura di Alan Penny, astronomo presso l'Università di St. Andrews. L'articolo, accurato ma leggibile anche da non specialisti, in inglese, è disponibile a questo link

Si tratta di un'occasione unica per approfondire, ma anche per divertirsi, nel seguire tramite documenti dell'epoca e raccolte successive che cosa accadde di speciale in quel ormai non più vicinissimo inverno del '67.