sabato 29 giugno 2013

Un pensiero alla morte di Margherita Hack

Margherita Hack è stata certamente protagonista di una vita straordinaria. Scienziato di valore, impegnata nella vita intellettuale e politica del paese. 

Però mi piace ricordarla per un'impresa, un'autentica avventura editoriale, che l'ha vista coinvolta insieme a Corrado Lamberti nel dare vita ad una rivista di divulgazione scientifica che per qualche decennio ha costituito il punto di riferimento assoluto nel settore. Si tratta, ovviamente, de l'Astronomia. Anche oggi a distanza di anni ricordo con piacere quando da adolescente contavo i giorni per l'uscita in edicola del nuovo numero e cominciavo a leggerlo dalla fine, da una rubrica chiamata "Rampa di lancio". 

Perché l'Astronomia è stata importante? Perché in barba a tutti gli scontati stereotipi sul panorama culturale italiano, orrendo risultato della tracimazione della competizione politica nel sociale, non si era mai visto prima, e non solo in Italia a dire il vero, una rivista di settore superare i ristretti confini del pubblico di nicchia per diventare di rispettabile tiratura e modellare un'idea di nuova di divulgazione scientifica. Aperta alla cultura umanistica, ricca di spunti intellettuali, e sempre originale e creativa.

E fu anche divertente, anni dopo, quando diventai anch'io astronomo, conoscere di persona molti degli autori di articoli divulgativi che a sul tempo avevo letteralmente divorato. 

Non posso dire che l'Astronomia mi abbia influenzato nella decisione di diventare astronomo, lo avevo già deciso molto prima, ma certamente mi ha accompagnato nel crescere della convinzione e della consapevolezza. E non penso di sbagliare dicendo che questa rivista è stata la compagna di formazione di un'intera generazione di astronomi italiani.

Credo che per molti di noi, professionisti dell'astronomia, pochi riconoscimenti professionali potrebbero essere più graditi. E nel caso di Margherita Hack, ampiamente meritati.




venerdì 21 giugno 2013

La fisica rende?

Oggi parliamo di soldi. Di business. Niente romanticismo, l'uomo che guarda all'infinito, ed altro bla-bla poetico... solo vile pecunia.

Parliamo cioè di un tema che, sebbene spesso accennato e declamato, manca in molti casi di una trattazione rigorosa: la scienza, e nello specifico la fisica, che ruolo rivestono per le economie dei nostri paesi? É possibile monetizzare il valore della fisica per il PIL dei paesi europei in generale e quindi anche del nostro in particolare?

Lo spunto per questo post nasce da uno studio prodotto dalla European Physical Society (EPS, Società Europea di Fisica) con lo scopo di dare risposta a delle domande ben specifiche: 
  1. Quanto è importante la fisica per le economie dei paesi europei?
  2. Quanto è conveniente mantenere ed aumentare gli investimenti nel settore?
Lo studio è stato commissionato ad un ente indipendente ed esterno, il Centre for Economics and Business Research (Cebr) utilizzando come base dati la (preziosa, aggiungo io) raccolta, pubblicamente disponibile, di Eurostat.
Lo studio copre tutti i 27 paesi dell'Unione Europea con l'aggiunta di Norvegia e Svizzera e riguarda il quadriennio 2007-2010. Il documento completo, abbastanza corposo ed in inglese, lo potete scaricare qui.

Alcuni risultati generali sono sintetizzati nella stessa introduzione ed implicano oggettivamente considerazioni di notevole valore. In pratica si scopre che il settore ha un'importanza in relazione al numero di impiegati e quindi anche di valore associato superiore a settori considerati certamente non a torto strategici come le costruzioni o il commercio. Ed in generale anche in tempi di contrazione economica le imprese del settore appaiono più solide e meno soggette agli effetti del periodo.

Ma vediamo alcuni risultati in maggiore dettaglio con l'ausilio talvolta di grafici opportuni.

Il primo punto importante è l'ammontare del "giro d'affari", in inglese "turnover" dovuto alle aziende nel settore. Con fluttuazioni importanti dovute all'andamento dell'economia globale, il valore è fra i 3500 e 4000 miliardi di euro annui. Una cifra oggettivamente di grande rilievo.
Questo giro d'affari si divide fra vari paesi europei con la Germania che anche in questo si conferma la principale economia continentale. 


Per comprendere meglio la portata di questo giro d'affari possiamo vedere la redditività di queste attività per unità di personale impiegato. Se volete, in maniera un po' semplificata, quanto produce ogni impiegato in questo settore confrontato con altri settore economicamente importanti, come il manifatturiero, le costruzioni ed il commercio al dettaglio. Di fatto, mediando negli anni dell'analisi, ogni impiegato produce quasi 250000€/annui, simile al settore manifatturiero e molto superiore agli altri.

Anche dal punto di vista del numero di impiegati sul totale il numero è rispettabile. Si tratta fra i paesi considerati nell'analisi di circa 15-16 milioni di persone, corrispondenti al 13,2-13,3% della forza lavoro totale. E' interessante anche vedere come questa percentuale varia nei vari paesi.
Svizzera, Germania, Repubblica Ceca e paesi Scandinavi appaiono avere le percentuali più rilevanti mentre Portogallo ed Austria sembrano invece occupare le posizioni più basse in termini di percentuali di occupati.

Per valutare con maggiore precisione il contributo economico di questo settore industriale si può misurare il cosiddetto "valore aggiunto", vale a dire la creazione di ricchezza una volta che le spese (materiali, ecc.) sono sottratte dal computo.
Per le industrie del settore si parla di circa 1200 miliardi di euro/annui corrispondenti a più di 80000 €/annui per impiegato, molto più degli altri settori considerati e segno chiaro di come l'industria di alta tecnologia sia caratterizzata da un'elevata redditività.

E' possibile analizzare gli stessi dati divisi per paese, come nella figura qui di seguito:
Come si vede la Norvegia svetta, risultato è dovuto all'elevatissima redditività di industrie legate all'estrazione di petrolio e gas. L'Italia è un po' sotto la media europea, e quindi purtroppo abbastanza lontana dai paesi più competitivi nell'area.

Il documento originale è un'autentica miniera di informazioni una volta che sia analizzato in dettaglio, i pochi esempi qui riportati sono tuttavia già in grado di indicare chiaramente come aziende che necessitano di conoscenze e tecnologia che genericamente possiamo associare alla fisica sono un asse portante dell'economia europea. 

In effetti, se si controlla nel documento stesso cosa si intende esattamente per aziende legate alla fisica si scopre che nella categoria ci sono settori fra loro anche molto differenti, dalle attività estrattive alla produzione di materiali "tecnici", dall'elettronica ed ottica ad ovviamente il settore aeronautico. Tutti questi settori sono accomunati dall'esigenza di avere accesso a tecnologie avanzate ma non necessariamente di assoluta avanguardia. Intendendo con questo tecnologie e conoscenze che possono essere patrimonio di buoni studi universitari e post-universitari e non solo di laboratori di ricerca sia pubblici che privati.

In questo contesto appare quindi fondamentale il ruolo giocato da un'istruzione di qualità. Laddove sono attive università di qualità la disponibilità di persona formato nei settori di necessità (insieme ovviamente agli altri requisiti naturali come pubblica amministrazione efficiente, sicurezza, ecc.) implica la floridezza di attività industriali che sono caratterizzate da elevata redditività anche al netto delle spese da sostenere e che, in aggiunta, come ben delineato nel documento commissionato dall'EPS, hanno anche la caratteristica di essere meno sensibili ai cicli economici rispetto ad altri settori egualmente strategici.

É quindi quasi superfluo concludere che una reale sinergia fra servizi pubblici, formazione e ricerca appare essere un meccanismo che pur necessitando di non piccoli investimenti risulta in grado di fornire una ricaduta positiva ampiamente oltre anche le minime aspettative.