lunedì 6 agosto 2012

Curiosity, killed the cat?

Ve lo ricordate quel gruppo pop inglese che si chiamava "Curiosity killed the cat"? Per chi era giovinetto nei lontani, drammaticamente lontani, anni '80 è un nome familiare. A dire il vero non mi ricordo con certezza una canzone specifica di questi tipi, ma il nome buffo mi è venuto in mente questa mattina mentre guardavo le immagini dell'atterraggio di Curiosity. Un collega che mi ha fatto giurare sul sangue di non rivelarne mai l'identità, ha avuto il coraggio di proseguire nella battuta chiedendosi se nell'atterraggio marziano la nostra amata sonda non abbia, appunto, schiacciato inavvertitamente un gatto marziano... 

A parte la battuta terrificante abbiamo comunque un altro rover che viaggerà su Marte se tutto va bene per un paio d'anni, e stavo pensando a quanti racconto o film di fantascienza ho incontrato in cui le desolate pianure marziane erano protagonisti di avvenimenti vari. Non poi tanti... in fondo i marziani sono un mito di fine ottocento, ma neppure pochi, magari più che altro con Marte colonia terrestre. Se non ricordo male gli invasori della "Guerra dei mondi", romanzo di Wells e film venivano da Marte. E Marte era lo scenario di "Atto di forza". Per non parlare delle suggestive fantasie del grande e da poco scomparso Bradbury o l'epopea dei canali di Schiapparelli e Lowell.

Tutto molto carino, si dirà, ma cosa centra tutto questo in un blog di cultura scientifica legato all'astrofisica? Tutto e niente, allo stesso tempo.

Come molti titoli di giornale hanno evidenziato, al momento del touch-down, ed immagino con conferma dalla telemetria che tutto fosse avvenuto nella maniera corretta, c'è stata un'esplosione di euforia generale, con tecnici ed ingegneri che si abbracciavano con un'enfasi gioiosa e, diciamolo, tutta americana. Però chi ha qualche dimestichezza con le missioni spaziali conosce l'enorme quantità di lavoro che sta dietro ogni minuto di missione effettiva, ed i lunghi anni di attesa da quando una missione è ideata a quando i primi componenti vedono la luce per poi, anni dopo, attivarsi sul campo. In fondo c'erano decisamente buoni motivi per fare festa. 

Mi viene in mente, ormai oggi siamo in piena suggestione cinematografica, un'intervista a Tom Hanks, ben noto attore, a proposito del film "Apollo 13" diretto dal mitico Richie Cunningham che si ostina a dire di chiamarsi nella realtà Ron Howard. Ebbene, a proposito del film, uno dei motivi di maggiore fascino era l'atmosfera anni '60 che lo permeava, kennedyana potremmo dire. Dove la sensazione che non ci fosse problema che con passione e competenza e lavoro di squadra non potesse essere risolto contrastava fortemente con il clima di sfiducia ed individualismo generale della metà degli anni '90. 

Mi pare che ad un quindicennio di distanza le cose non siano cambiate ed anzi, probabilmente fortemente peggiorate, fra spettri di crisi globali, dissoluzioni di eurozone, e prospettive a dir poco difficoltose per il futuro. 
In un certo senso sembra proprio che abbiamo bisogno di recuperare un po' di anni '60, almeno nello spirito, e chissà che le grandi collaborazioni scientifiche, dove scienziati di molte nazionalità lavorano insieme non certo per i soldi ma per un ideale di conoscenza non possano essere il nucleo di una rinascita del nostro modo di affrontare i problemi e, più in generale, di un modello sociale e di sviluppo dove ci sia spazio per anche altro che non le sole alchimie speculative basate sul principio del "far soldi sul niente..."

sabato 4 agosto 2012

Curiosità su Marte

Ormai ci siamo... a breve un'altra sonda terrestre, il "Mars Science Laboratory", raggiungerà l'orbita marziana ed un rover verrà fatto scendere sul terreno. Il famoso Curiosity, decisamente più massiccio e sofisticato dei suoi gloriosi predecessori.

Se ne può discutere all'infinito, e certamente l'appetibilità mediatica da sola non fa il valore scientifico, ma rimane vero che l'idea di una sonda terrestre che atterra su un altro pianeta oggi come decenni fa è estremamente suggestiva. Per lo specialista come per il semplice appassionato.

E quindi anch'io mi accodo senza ritegno fra gli entusiasti dell'evento! Stavolta, fra l'altro, potremmo avere una'autentica diretta video in quanto il tutto verrà ripreso dalla telecamera "Mars Descent Imager", amichevolmente MARDI. Si tratta di un oggettino di poche decine di cm, ma che promette di lasciare immagini memorabili e suggestive.

Le procedure di discesa dovrebbero cominciare verso domenica notte e comunque alla pagina della NASA qui raggiungibile, in alto a destra, c'è il simpatico "Curiosity Clock" che indica quanto manca all'atterraggio. Al momento in cui scrivo queste note l'orologio dice che mancano poco meno di un giorno e mezzo all'evento!

Insomma, nell'attesa di avere risultati scientifici, per il momento godiamoci la discesa! 

domenica 15 luglio 2012

Scuola e astronomia

Ammetto che possa apparire quasi un ritornello retorico, ma anche, se non soprattutto, in tempi di spending review e di esigenza di tornare a spendere meno di quanto si produce, un Paese che non sa investire in formazione, oltre che ricerca ed innovazione, non ha futuro.

E nonostante taglia dissennati e non-tagli dove invece sarebbero stati più che doverosi, mancanza di meritocrazia e di incentivi, più attenzione alle garanzie che doveri, la scuola italiana pare ancora saper offrire, almeno occasionalmente, delle chicche di reale eccellenza.

Ho già accennato su queste "pagine" al Giornale della Società Astronomica Italiana, la SAIt. Effettivamente ignoro se si tratti di una pubblicazione acquistabile, per esempio, in edicola o se è riservata ai soli soci. Non so insomma quanto possa essere diffusa. Mi pare però che si tratti di una pubblicazione che accanto all'oggettivo interesse degli astronomi di professione ne aggiunga un altro, anche superiore, per gli appassionati e, in generale, per tutte le persone che pensano che l'istruzione e l'educazione alla conoscenza siano un valore. Verrebbe da dire che consiglierei l'abbonamento a tutte le scuole superiori italiane, se non sapessi che in molti casi dovrebbero essere gli stessi professori a pagarlo.

Comunque, tornando a noi, sull'ultimo numero, quello di Giugno 2012, compare un interessante articolo su un'esperienza didattica proposta e realizzata a Reggio Calabria intitolata: "Il Mediterraneo e le due molte storie. Sulla rotta di Omero". L'autore è Angela Misiano, responsabile scientifico del Planetario Pytagoras di Reggio Calabria e insegnante di scienze alle scuole superiori.

Di cosa si tratta? L'idea, nella sua semplicità, mi pare geniale. Densa di ricadute, di fascino, e legata a filo doppio con la realtà locale di Reggio, città mediterranea di antica nobiltà. In pratica il progetto vede la complementarietà degli insegnanti di scienze, di discipline umanistiche, in questo caso Dina Laganà, e di lingua inglese, Silvana Comi, tutti del Liceo Scientifico "Leonardo da Vinci" di Reggio Calabria. E prevede, tramite una lettura critica dell'Odissea, il cercare di ricostruire il viaggio di Ulisse facendo uso di conoscenze storiche, filologiche, astronomiche, di navigazione, dei venti, ecc. Il testo omerico infatti è in realtà moto ricco di informazioni riguardo al viaggio di Ulisse, e basandosi su fonti solide e verifiche continue tramite simulazioni del cielo nel periodo presumibile del viaggio (ottenute tramite un normale simulatore disponibile per pressoché ogni PC). La ricchezza dell'esperienza didattica che ne risulta, grazie senza dubbio alla competenza ed entusiasmo dei dicenti coinvolti è impressionante, specialmente per studenti calabresi che hanno la possibilità di "localizzare" nel loro territorio parte delle osservazioni. Non ho possibilità di discuterne pienamente qui, e rimando gli interessati al numero citato del Giornale della SAIt. Ma dubito che non si possa sentire quasi un po' d'invidia pensando magari ai nostri sonnacchiosi trascorsi liceali di, ahimè, ormai molti anni fa!

Rimane però suggestivo, anche senza cadere in continui stereotipi, vedere quale inventiva e capacità di innovazione abbia la nostra scuola anche in realtà certamente non esemplari quali quelle del mezzogiorno d'Italia fra criminalità organizzata, lavoro inesistente, e prospettive raramente migliori di una veloce emigrazione. Peccato che la professionalità di questi docenti dubito possa essere pienamente valorizzata nell'attuale panorama legislativo.

Di esempi come questi ne esistono senz'altro molti altri. Nel lecchese, territorio di elezione della sede di Merate dell'Osservatorio Astronomico di Brera / INAF, esistono diverse associazioni che, spesso in collaborazione con astronomi professionisti, propongono a scuole di vario grado esperienze didattiche probabilmente non così ricche di fascino storico ma non per questo meno di valore. E lo stesso accade a Roma da parte di molti colleghi dell'osservatorio della capitale. E chissà in quante altre realtà a me sconosciute.

Non so, in tempi di spread che esplode, parametri economici deprimenti, valutazioni di agenzie da "si salvi chi può", viene magari da pensare che fino a che c'è chi crede in questa sgangherata Italia che "fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtude ed canoscenza" forse un poco di speranza ancora c'è.


domenica 10 giugno 2012

Ricerca e spending review

ovvero, non è che "taglia di qui e taglia di là" si ridurranno ancora una volta i fondi a disposizione della ricerca in Italia?

L'allarme lo lanciano tre sigle sindacali: FLC CGIL, FIR CISL e UIL RUA. 
Inciso... se al momento vi sfugge il significato delle sigle associate a quello delle tre principali organizzazioni sindacali del nostro paese siete in buona compagnia. Significano, google docet: FLC, Federazione Lavoratori della Conoscenza; FIR: Federazione Innovazione e Ricerca; RUA: Ricerca Università Afam, dove prevenendo l'ulteriore obiezione, Afam sta per Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica.

Tornando seri, il rapporto fra sindacati e mondo della ricerca è, in realtà, complesso e non privo di contrasti. Il documento in cui si invita il Governo ad atti coraggiosi ed innovativi, per l'Italia, in favore della ricerca ed innovazione è però degno di nota (scaricabile qui), anche se non necessariamente condivisibile in ogni suo punto. E comunque merita considerazione permettendo di identificare in forma sintetica alcuni dei principali problemi che affliggono il mondo della ricerca italiana in maniera sempre crescente.

Schematicamente:
  1. Esiste una relazione strettissima fra ricerca, di base ed applicata, e competitività di un sistema industriale avanzato. In effetti è un tema talmente dibattuto che, a tutti gli effetti, potrebbe apparire scontato. Nella realtà non mancano affatto contesti sociali, anche di rilievo, in cui la ricerca è vista come un "lusso insostenibile".
  2. Questo lo aggiungo io: Anche dove questa associazione è accettata si ha spesso una visione distorta della ricerca  italiana, vista in maniera poco differenziata da un qualunque baraccone del pubblico impiego, nella migliore delle ipotesi patria di indolenti nullafacenti. Non mi addentro nella sociologia dei rapporti fra Cittadino e Pubblica Amministrazione, ma per quanto possa servire vale la pena di ricordare che la ricerca di base è a tutti gli effetti una delle eccellenze del Paese. Qualcosa di cui andare orgogliosi piuttosto che bollare come irrilevante sulla base dei propri pregiudizi.
Di fatto, sebbene almeno a livello di dibattito politico questi argomenti sembrano essere accettati e condivisi, nella realtà evidentemente non è così. Basti ricordare, per esempio, e sempre facendo riferimento al documento delle sigle sindacali che:
  1. Allo scopo di ottenere risparmi di bilancio in seguito a tagli continui perpetrati dai vari governi che si sono succeduti nel nostro Paese negli ultimi anni, di fatto è stata abolita pressoché qualunque progressione di carriera per il personale degli enti di ricerca ed Università. Come dire, che lavorare in Italia non solo implica il dover combattere con finanziamenti di minore entità e di difficile prevedibilità, ma sta diventando sempre più una specie di "missione", con la certezza di non avere alcun riconoscimento, anche solo di forma.
  2. Stanno ancora peggio i giovani, come sempre. I nostri enti di ricerca ed Università hanno accumulato negli anni un numero enorme di precari, ovvero persone che dopo anni di formazione ed attività di ricerca con contratti a termine non hanno letteralmente nessuna possibilità di poter ottenere una posizione stabile come scienziati. Per l'INAF, a margine di circa un migliaio di dipendenti, i precari sono vicini a numero impressionanti di 300. Una situazione esplosiva frutto ancora delle politiche di contenimento della spesa che hanno pianificato ed attuato un programma di diminuzione del numero di ricercatori in Italia. 
Queste politiche di contenimento della spesa presentano due punti critici fondamentali. Il primo di questi è che sono slegati da qualunque valutazione di qualità. Sono puramente numerici. Ad esempio il cosiddetto turn-over, ovvero il fatto che le risorse liberate da chi va in pensione sono riutilizzabili per l'assunzione di nuovo personale giovane solo nella misura del 20%. Vale a dire, tenendo conto dell'anzianità, ecc., per poter assumere un giovane devono andare in pensione grossomodo 3 anziani. 
E quindi l'Italia è uno dei paesi avanzati con il poco invidiabile record di investire in ricerca programmando la riduzione del numero di scienziati...
Il secondo è che sono troppo generici. Questi meccanismi di contenimento della spesa, nella loro brutalità, non riguardano solo enti di ricerca ed Università, con alcune eccezioni, ma in generale tutto il pubblico impiego. Tuttavia, il non sapere, plausibilmente per problemi di accettazione da parte della pubblica opinione,  definire delle priorità per il mondo della ricerca è una colpa grave da parte della politica del nostro Paese. Dove serve, con buone ragioni, è stato fatto. Per esempio per forze armate, polizia, in qualche caso sanità, ecc. E' solo questione di volontà politica.


Qualche speranza l'aveva suscitato l'attuale Governo tecnico, ma fino ad ora non si possono registrare interventi di sostanza anche se è corretto riconoscere che se non altro non c'è un atteggiamento definibile quasi di ostilità come quello che emergeva anche solo poco tempo fa. E' decisamente preoccupante però che in più occasioni il Min. Profumo abbia prospettato scenari di sostanziale ridimensionamento per la ricerca italiana, sempre più incapace di sostenersi con investimenti interni, da parte dello Stato, ed invitata a considerare i fondi esterni, come per esempio quelli di provenienza dall'Unione Europea, come fonte primaria. 
Naturalmente l'argomento è complesso, e non c'è dubbio che il Paese debba migliorare la propria capacità di attrarre finanziamenti internazionali di tipo premiale. Ma venendo a mancare o diventando marginale il ruolo dello Stato, nella pratica si trasformerà la comunità scientifica italiana in una comunità scientifica "di italiani", con legami sempre meno stretti con la realtà produttiva e sociale e sempre più invogliata raggiungere, anche fisicamente, quei paesi più attivi nel settore della ricerca ed innovazione, portando di fatto ad una marginalizzazione culturale ed economica del nostro Paese.

Come concludono le sigle sindacali, il tempo delle ambiguità è finito. Ormai non è più procrastinabile il prendere decisioni importanti e lungimiranti. Non è solo in gioco qualche settore della ricerca di base, e magari anche applicata, italiana. C'è molto di più. O si costruisce una nuova identità sociale e culturale del Paese, con rinnovata capacità di innovare e costruire il futuro, oppure siamo realmente alla fine dei giochi.




martedì 8 maggio 2012

Soldi, soldi, soldi...

è i titolo di una canzonetta dei primi anni '60, ma ricordo anche un esplicito "Viva la Money" di Tina Turner che, leggo sulla preziosa wikipedia, risale al 1978.

Il tema è comunque chiaro: i soldi. E visto il blog su cui scriviamo, stiamo naturalmente parlando dei finanziamenti alla ricerca scientifica. 

Non è mia intenzione qui cominciare l'ennesima discussione sulla scarsità degli stessi, magari in relazione ad altri paesi a noi relativamente affini per struttura economica.
Vorrei, invece, andare più sullo specifico per rispondere alla domanda che occasionalmente proviene anche dal semplice appassionato su quanti soldi realmente costa l'astrofisica italiana. 
Si tratta, a tutti gli effetti, di soldi pubblici, ovvero frutto delle tasse che ognuno (più o meno...) di noi paga. E quindi non c'è nulla di segreto, ed al contrario sarebbe bene che su queste cifre ci fosse un maggiore dibattito e consapevolezza. 

Lo spunto nasce dalla pubblicazione della proposta del Governo da sottoporre alle camere ed agli organismi competenti per il 2012 dello "Schema di decreto ministeriale per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per l'anno 2012" che potete trovare quiIn questo documento ci sono per altro i finanziamenti previsti per i vari enti di ricerca italiani (CNR, INFN, ecc.).


Ma ecco i numeri.
Per quanto riguarda l'Istituto Nazionale di Astrofisica il contributo ordinario risulta essere di 80.455.666 €.
In parole più semplici più di 80 milioni di €. La cifra non è irrilevante, certamente. Per comprendere meglio di quanto si tratta possiamo osservare che nel 2011 la quantità di soldi necessaria per pagare gli stipendi di tutti i dipendenti INAF, scienziati, tecnici ed amministratori, è stata di poco più di 55 milioni di €. Per cui, grossomodo, possiamo dire che la percentuale dei finanziamenti ordinari che "se ne va" in stipendi è dell'ordine del 70%. 
Esiste un dibattito infinito per decidere se questa percentuale è corretta o eccessiva. Ovviamente la discussione è complessa anche perché lo stipendio di uno scienziato non è, evidentemente, una spesa "per burocrazia" ma essa stessa è finanziamento diretto per la ricerca. Sempre nel 2011, per esempio, la spesa per gli stipendi del settore tecnico-amministrativo è stata di poco più di 16 milioni di €. Vale a dire intorno al 20% del budget totale.

Esistono anche altri fondi che verranno plausibilmente assegnati all'INAF. Si tratta di fondi che però hanno una destinazione specifica già decisa alla fonte. In un certo senso rappresentano indicazioni esplicite dell'autorità politica su settori considerati strategici i cui operare.

Ad esempio abbiamo 2 milioni di € come terza annualità a sostegno del Progetto bandiera "ASTRI - astrofisica con specchi a tecnologia replicante italiana", inserito nel Piano Nazionale della Ricerca  per gli anni 2011-2013. Si tratta di un ambizioso progetto tecnologico che vuole sviluppare competenze ed hardware per la nuova finestra dell'astrofisica costituita dalle osservazioni con telescopi Cerenkov da terra. Tempo fa abbiamo accennato al telescopio MAGIC, il progetto ASTRI vuole appunto sviluppare nuove tecnologie nello stesso filone di ricerca.

Abbiamo poi anche un finanziamento di 6 milioni di € per lo sviluppo di strumentazione per il futuro ed avveniristico progetto del telescopio ELT dell'ESO. Ne abbiamo parlato anche di questo. Si tratta di uno dei telescopi di prossima generazione con area di raccolta dell'ordine dei 40 metri.

Infine ci sono due finanziamenti più ridotti per il progetto SKA (750mila €), un radiotelescopio di nuova generazione parte dei programmi strategici dell'astronomia europea, ed un milione di € per lo sviluppo di telescopi ottici da integrare in una futura rete di sorveglianza per detriti spaziali, asteroidi, ecc.




mercoledì 4 aprile 2012

Divulgazione d'eccellenza

Molto spesso, quando si discute di divulgazione scientifica, ci si imbatte immediatamente nel problema di definire esattamente quale sia il livello più appropriato per ottenere una "divulgazione" efficace. 

In senso generale, naturalmente, la divulgazione si occupa di proporre e tradurre al grande pubblico argomenti scientifici specialistici, e questo appunto può avvenire a vari livelli di approfondimento. 
Nel caso specifico dell'astronomia spesso si sente dire, e con qualche ragione, che la nostra scienza è "naturalmente divulgabile", in quanto insieme a concetti fisici anche, o spesso, molto complessi esiste un aspetto estetico estremamente affascinante. 
In un certo senso anche senza spiegare nulla di come funziona una qualche classe di sorgenti astrofisiche molto spesso un insieme ben scelto di immagini astronomiche ottenute con i moderni strumenti è sufficiente, come potremmo dire in un gergo un po' brutale, a "fare serata".

In tutto questo c'è del vero, e per la verità non sono nemmeno sicuro che una divulgazione poco approfondita, e più volta al mostrare "le meraviglie del cielo" non abbia anch'essa un suo pieno diritto ad esistere.
Quello che però mi pare anche importante da sostenere è che, se non in contrapposizione senz'altro a completamento, la divulgazione più approfondita, tematica, è un passo importante di tutti coloro che si occupano di comunicazione della scienza. 

Non è sempre facile, o probabilmente non lo è mai, ma è proprio in questa fase che lo specialista può trasformare una gradevole serata accompagnata da magnifiche fotografie di stelle e galassie in un momento di riflessione e conoscenza della realtà fisica del mondo che ci circonda.

A questo riguardo mi sento di segnalare un sito che pubblica una raccolta di interventi curata dal collega dell'INAF / Osservatorio Astronomico di Bologna, Annibale d'Ercole. Si tratta di pubblicazioni, iniziate già dal 1999, che vengono proposte sul Giornale di Astronomia della Società Astronomica Italiana (SAIt), dal nome di "Spigolature astronomiche". Questi commenti, suddivisi in un primo livello accessibile ai più ed un secondo, opzionale, di maggiore approfondimento costituiscono uno dei migliori esempi di divulgazione didattica disponibili in rete. Mi pare allora di poter senz'altro consigliarne la lettura a tutti coloro che desiderano compiere un piccolo passo verso una maggiore comprensione delle tematiche fisiche di argomento astronomico. In aggiunta, naturalmente, alla sempre legittima, ed apprezzabile, fascinazione per le bellezze del cosmo.


mercoledì 7 marzo 2012

250 e non portarli!

L'Osservatorio Astronomico di Brera compie 250 anni... una bella cifra, e diverse iniziative divulgative sono in programma...

Ne riporto qui alcune con grande piacere!


In occasione del 250° Anniversario della fondazione dell'Osservatorio Astronomico di Brera,

l'INAF – Osservatorio Astronomico di Brera, in collaborazione con l'Istituto Lombardo, presenta la IV° edizione de

“I cieli di Brera” conferenze pubbliche 2012:
una serie di incontri con grandi astrofisici e astrofisiche italiani/e che, oltre che nel proprio settore di ricerca, si sono distinti anche per le capacità di comunicazione.

Con questo ciclo di conferenze l’OAB, oggi moderno centro di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), intende celebrare l’eccellenza dell’astronomia italiana, che ha dato e continua a dare prestigio al Paese, nel segno della continuità con il celebre astronomo Schiaparelli.

Tutti gli incontri si svolgono alle ore 18.00 presso la Sala della Adunanze dell'Istituto Lombardo, in Palazzo Brera, via Brera 28, dove fin dal 1762 ha sede l'Osservatorio di Brera.

INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI (posti disponibili: 100)

Ecco di seguito l'elenco delle conferenze in programma:

14 marzo – LA MINACCIA DEGLI ASTEROIDI
Mario Carpino
INAF – Osservatorio Astronomico di Brera

11 aprile – STELLE DI NEUTRONI E BUCHI NERI
Patrizia Caraveo
INAF – Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano

16 maggio - IL CAMBIAMENTO CLIMATICO GLOBALE
Gianluca Lentini
Ente Regionale per i servizi all'Agricoltura e alle Foreste

13 giugno - IL DESTINO DELL'UNIVERSO
Roberto Buonanno
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Presidente della Società Astronomica Italiana

19 settembre – LE SUPERNOVAE E GLI ELEMENTI DELLA TAVOLA PERIODICA
Claudia Travaglio
INAF - Osservatorio Astronomico di Torino

17 ottobre - IL CIELO SOPRA BRERA: 250 ANNI DOPO LA FONDAZIONE
DELL'OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI BRERA
Giovanni Pareschi
INAF - Osservatorio Astronomico di Brera

14 novembre - IL CIELO DI BRERA: 250 ANNI DI RILEVAMENTO METEO
Maurizio Maugeri
Università degli studi di Milano

12 dicembre -  COME CAVARSELA? STRATEGIE DI FUGA DAL MONDO TRA FANTASIA E
FANTASY
Andrea Bernagozzi
Osservatorio Astronomico della Valle D'Aosta


“Dobbiamo anche confidare un poco in ciò che Galileo chiamava la cortesia della Natura, in grazie della quale talvolta da parte inaspettata sorge un raggio di luce ad illuminare argomenti prima creduti inaccessibili alle nostre speculazioni [...]. Speriamo dunque. E studiamo”

G.V.Schiaparelli
In Il pianeta Marte, 1893


Preghiamo di dare massima diffusione possibile dell'evento.


Il sito web de "I Cieli di Brera" è:

Il sito web dell’Osservatorio Astronomico di Brera (OAB) è:


Cordiali saluti

Ilaria Arosio
Stefano Sandrelli

Ufficio POE
Osservatorio Astronomico di Brera