lunedì 12 maggio 2014

Scienza e Pseudoscienza

Viviamo, senza dubbio, e probabilmente siamo solo agli inizi, nella cosiddetta "civiltà dell'informazione". Siamo letteralmente bombardati da informazioni di ogni genere, ed apparentemente non c'è settore dello scibile umano che non sia raggiungibile velocemente e facilmente. 
È stato fatto notare, con un po' di enfasi senza dubbio, ma non certo senza buone ragioni, che con i nostri smartphones, da quelli più economici a quelli di fascia alta, in pochi click abbiamo a disposizione quantità di informazioni enormi che fino ad un decennio fa erano accessibili solo tramite faticose e lunghe ricerche in biblioteche ed archivi.

Ma non è, come sempre, tutto oro quello che luccica. Le potenzialità sono enormi, e già oggi con un uso accorto della tecnologia possiamo usufruire di possibilità inimmaginabili anche solo pochi anni fa. Ma rimane invece aperto, ed anzi direi che è enfatizzato al massimo, il problema della qualità delle informazioni a cui accediamo.

Il problema presenta due aspetti. La qualità delle informazioni "a monte", e la capacità dell'utente "a valle" di discernere fra buona e cattiva informazione. Non è che in linea di principio sia un problema nuovo,  tuttavia la facilità con la quale oggi accediamo alle informazioni lo rende critico. Nell'epoca delle "news", potremmo dire, la capacità di leggere (e capire) gli editoriali è di drammatica attualità.

Senza dubbio una adeguata preparazione dell'utenza ha il suo ruolo. Il fatto che troviamo delle informazioni su un sito non rende queste informazioni necessariamente affidabili. E tutte le "buone pratiche" di accesso alle informazioni del tempo che fu sono ancora attuali. Ad esempio la verifica delle fonti, il confronto delle versioni, ecc. 

Però nella bulimia mediatica in cui viviamo non sempre questo è possibile, e spesso non conclusivo. Se ad esempio volessimo farci un'idea dell'importanza o meno della vaccinazione di massa ci troveremmo in breve sommersi da un numero enormi di siti in cui si riporta senza mezzi termini l'inutilità, o quantomeno la dubbia utilità, di questa pratica di Sanità Pubblica.
Ma potremmo parlare di altre questioni, meno o altrettanto importanti socialmente, per le quali la rete non è in assoluto una buona fonte di informazioni. Dalle scie chimiche, alle terapie per malattie gravi e meno gravi, all'evoluzione biologica, ai temi di carattere teologico. Per non parlare di bufale fra il serio ed il faceto come la nota vicenda della portaerei americana che intrattiene una discussione rabbiosa via radio con un faro spagnolo...

Certamente una buona cultura scientifica può mettere l'utente in grado di districarsi in maniera proficua fra i tranelli della rete. Non si tratta di avere le competenze dirette per valutare la veridicità o meno di tutte le affermazioni con le quali abbiamo a che fare. Si tratta di sviluppare una "forma mentis" capace di immediatamente identificare almeno le più grossolane (e sono la grande maggioranza) panzane mediatiche. 

Si tratta di buone regole in sostanza piuttosto semplici. Stare cauti quando il contenuto ideologico domina si quello tecnico, quando le fonti di informazioni non sono esplicitate, quando si pone un'enfasi eccessiva sul parere del prof. "tale dei tali" piuttosto che nei dati. Quando chi supporta la nostra tesi è immancabilmente parte di università, laboratori, istituti in paesi remoti e di cui non si ha notizia alcuna. Quando si indugia nel piacere quasi nevrotico di identificare complotti occulti per la massa ma ben noti e chiari per chi scrive.

Qualcuno si è divertito a preparare un sito dove è possibile ottenere delle tipiche frasi "complottiste" ottenute mettendo insieme in maniera casuale vere espressioni tolte da tipici messaggi da cui siamo quotidianamente invasi nel web. Colpisce come a prima vista si tratta di frasi a cui, in un certo senso, siamo ormai abituati nella nostra quotidianità di utenti della rete.

Tuttavia non è solo questione di cultura, esistono esempi noti di come verità pseudoscientifiche sono accettate e divulgate in ambienti ad alta scolarizzazione e tenore di vita. Il vecchio mito positivista secondo il quale l'istruzione avrebbe eliminato fenomeni di superstizione e credenze para-scientifiche si è rivelato fallace. Come è stato detto anche in passato, l'istruzione aumenta il numero di persone che sanno leggere, ma non necessariamente di coloro che sanno cosa leggere...

L'argomento in se meriterebbe ampie discussioni e riflessioni, e certamente non siamo in grado di esaurirle in queste poche righe. 
Oggi pomeriggio, in ogni caso, presso le strutture dell'Università del Tempo Libero di Vimercate, avremo la possibilità di discutere alcuni esempi in cui verità pseudo-scientifiche sono diventate di pubblico dominio nonostante la spesso chiara mancanza di supporti documentali o addirittura l'evidente inconsistenza delle tesi con gli stessi. A questo sito, per chi fosse interessato, potete trovare le trasparenze con gli argomenti che oggi tratteremo.


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