venerdì 16 dicembre 2011

Questione di punti di vista

Anche in astrofisica.

E l'argomento, tanto per cambiare, è quello dei "lampi di luce gamma", alias gamma-ray bursts.

Quando sentite parlare di questi fenomeni, sia a livello divulgativo che più specialistico, è facile sentirsi ripetere che i GRB sono il fenomeno più energetico noto nell'universo, e qualcuno aggiunge anche, con ovvia enfasi, "dopo il big-bang". 

A parte l'assonanza con una recente canzone di una nota pop-star... effettivamente i GRB sono fenomeni impressionanti. Imprevedibili per direzione di provenienza, luminosità, durata, ecc. possono per brevi istanti dominare l'intero cielo ad alte energie.

Tuttavia, sebbene certamente si tratta di fenomeni di grande rilevanza energetica, non è detto che le cose siano veramente come di appaiono. Questo vale sempre, in generale, ma vale con particolare rilevanza quando la relatività gioca un ruolo importante. E per i GRB questo è decisamente il caso.

Il punto è che qualunque sia la luminosità intrinseca di una sorgente, se questa è in moto relativistico, ovvero a velocità vicine a quella della luce, verso  di noi, l'osservatore la vedrà molto più luminosa del reale perché, semplificando un po' la questione, è come se gran parte della luce emessa dal nostro oggetto fosse incanalata in uno stretto cono nella direzione del suo moto.
E' un po' come se una lampadina invece di emettere luce in tutte le direzioni potesse in qualche modo incanalarne la gran parte in un piccolo angolo e, quindi, giudicato da un'osservatore lontano, molto più brillante del reale. 

Ciò detto questo è certamente ciò che accade ai GRB, caratterizzati come sono da moti ultra-relativistici. Un gruppo di ricercatori guidati da Giancarlo Ghirlanda, dell'INAF/Brera, ha provato a seguire questa idea in maggiore dettaglio arrivando a risultati effettivamente sorprendenti. Non solo i GRB, se fossero osservati "a cavalcioni" del fenomeno, sono molto meno luminosi di quanto si potrebbe immaginare. In realtà sembrerebbero anche essere intrinsecamente molto omogenei, con pressoché la stessa luminosità e caratteristiche spettrali. Qui potete trovare la press-realease dell'INAF con maggiori dettagli.

Il risultato è senz'altro da verificare con studi più ampi coinvolgenti, per esempio un maggior numero di eventi. Se confermato però, questo lavoro avrebbe tutte le caratteristiche per chiarire molti dei punti ancora oscuri della fisica dei GRB e potenzialmente rafforzare l'ipotesi del loro possibile utilizzo come indicatori di distanza per l'universo lontano con ricadute di enorme importanza.


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