domenica 26 agosto 2012

In morte di Neil Armstrong

Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed.
C'è bisogno di aggiungere altro?
Forse più dell'arcinota frase sul "piccolo passo per un uomo", certamente epica, ma inevitabilmente costruita ed un po' artificiale, la scarna retorica della pura elencazione dei fatti: "l'Aquila è atterrata", mi sembra la migliore metafora dell'epopea delle missioni lunari. E probabilmente anche il migliore epitaffio pubblico per un eroe schivo, come è stato definito.
Neil Armostrong
Il 20 luglio 1969, lascio ad altri, per oggi, le infinite e talvolta sterili discussioni sul significato geopolitico, economico, strategico, ecc. dell'evento, Neil Armstrong entra quindi nel mito, incarnando come meglio non sarebbe stato possibile lo spirito simbolico di quell'epoca, gli anni '60. 
 Alla notizia della sua dipartita, alla comunque rispettabile età di 82 anni, mi viene in mente una poesia di Guido Gozzano, compagno non sempre gradito degli studi liceali. Alla morte di Jules Verne, nel 1905, il poeta torinese compone infatti un ode che rimane spesso dimenticata nei polverosi tomi sulla poesia decandente. E non mi sorprende, esprime infatti una vitalità ed una sensibilità per il maestro, scrive Gozzano, dei sogni avventurosi, che mal si addice alla ostentata serietà delle accademie letterarie.
E insieme a tutti coloro, bimbi in quell'epoca, o già grandicelli o magari non ancora nati, che comunque come me ancora sentono il fascino dell'epopea lunare dedico la stessa poesia al comandante dell'Apollo 11. E sia con te dolce la terra.
O che l'Eroe che non sa riposi
discenda nella Terra, o che si libri
per le virtù di cifre e d'equilibri
oltre gli spazi inesplorati ed osi

tentar le stelle, o il Nautilo rivibri
e s'inabissi in mari spaventosi:
Maestro, quanti sogni avventurosi
sognammo sulle trame dei tuoi libri!

La Terra il Mare il Cielo l'Universo
per te, con te, poeta dei prodigi,
varcammo in sogno oltre la Scienza.

Pace al tuo grande spirito disperso,
tu che illudesti molti giorni grigi
della nostra pensosa adolescenza.
 

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